Luciano Ligabue a Sanremo

Luciano Ligabue a Sanremo

Arisa vince. All’una di notte

Sanremo 2014 si è chiuso con la vittoria di Arisa, secondo successo al femminile nelle ultime tre edizioni. La cantante lucana, ma nata a Genova, è stata proclamata trionfatrice addirittura all’1.09, al termine della quinta serata extra-large, uno degli aspetti che ha caratterizzato il 64° Festival della canzone italiana. La finale quindi non ha smentito il copione di un’edizione che non passerà ai posteri per l’alta qualità delle canzoni, né per quella dell’intrattenimento, oltre che come la peggiore in termini di ascolti dal 2008.

Crozza dimentica la politica

Tanti, troppi, gli intermezzi che hanno caratterizzato anche la finalissima, a partire dall’apertura, che ha visto un visibilmente imbarazzato Terence Hill nei panni di “Don Matteo” costretto a “sposare” Fabio Fazio e Luciana Littizzetto: soliti, stucchevoli battibecchi alla Sandra e Raimondo (magari…), poi per fortuna si è cominciato a cantare. Ma per poco: appena cinque esibizioni, tra le quali la futura vincitrice, i Perturbazione, tra le sorprese del Festival con un brano però molto sanremese e poco perturbazionesco, e Noemi, la vera delusione, poi è stato il turno del primo ospite, Maurizio Crozza. Il comico genovese, che aveva aperto tra un’accesa contestazione l’edizione 2013, ha però stupito tutti lasciando sullo sfondo la satira politica, per dedicarsi al “solito” monologo sulla bellezza, vista da un punto di vista storico-culturale. Fiumi di retorica (tu quoque, Maurizio?) e bordate a mezza Europa tra Belgio, Svezia e Germania. Ma alla fine applausi scroscianti, perché quelli quest’anno non sono mancate per nessuno.

La “rabbia” del Liga

Al pari delle standing ovations: ne abbiamo contate sette, l’ultima per Luciano Ligabue, che ha tenuto banco per quasi mezz’ora tra vecchi successi, “Certe Notti”, e “Il Sale della Terra“, estratto dall’ultimo album “Mondovisione”, appena tornato al primo posto nella classifica degli album più venduti. Suggestivo, ma BaglioniArbore e Paoli rimangono un’altra cosa. E comunque è durato troppo a lungo. “Le canzoni non si spiegano, si ascoltano – ha dichiarato il Liga visibilmente impacciato con le parole – Ma nei miei pezzi c’è indignazione e la voglia di capire come sia possibile che un paese come il nostro possa non piacerci“. Come dire: Crozza che presta le parole a Ligabue.

La strana passerella delle Nuove Proposte

Poi giù giù con le canzoni: Renga sbanca l’applausometro dell’Ariston e sembra ipotecare la vittoria, ma andrà diversamente, a vantaggio del duo Gualazzi-Beetroots, che comincia a cantare ma non si sente. C’è da rifare tutto, ma sarà un buon segno. L’Ariston vibra anche per Cristiano De Andrè, poi dopo l’esibizione fuori concorso dello squalificato Sinigallia si chiude con gli ultimi ospiti, Claudia Cardinale (“Non ho mai saputo di essere bella” è la barzelletta più bella di Sanremo 2014) e Stromae, scivolato via (ingiustamente) come l’acqua che scorre. Poi la classifica dei primi tre, l’esibizione-flash delle otto Nuove Proposte ed il verdetto. Che non stupisce nessuno. Tanto meno Arisa.