Nuove Proposte: avanti i favoriti
Il Festival della bellezza e della contemporaneità. Ma anche delle emozioni, che poi non dovrebbero mancare mai quando di mezzo c’è la musica. La seconda serata di Sanremo 2014 va in archivio con un sensibile miglioramento della qualità dello spettacolo, e tenendo su buoni livelli anche il livello delle canzoni. Forse non basterà, però, per rialzare gli ascolti, in calo dopo la prima serata: colpa forse della ripetitività del duo di presentatori, ma anche dei tempi: impensabile avviare la gara delle Nuove Proposte alle 0.15, sembra di essere tornati a vent’anni fa. Tra i motivi il fatto che i brani fossero di fatto noti da un pezzo, essendo ascoltabili con tanto di video sul portale Rai.tv, ma Fazio ha anticipato che sabato si esibiranno nuovamente tutti e otto. Buona idea, perché la qualità media è abbastanza alta. Alla fine però a qualificarsi per la finale sono i due favoriti, Diodato e Zibba, forti di pezzi e interpretazioni di un gradino superiore rispetto a Graziani e Bianca. Giovedì gli altri quattro, con altri due favoriti, Rocco Hunt e The Niro, su Veronica De Simone e Vadim.
Due miti all’Ariston
Si diceva dei tempi. La serata è finita all’una meno dieci, impossibile a quel punto anche per i nottambuli internauti mettersi a vedere il Dopofestival sul web (esperienza comunque evitabile). Ma almeno rispetto a martedì, è valsa la pena di tirare notte. Due i momenti più alti della serata, che forse non hanno toccato il picco dell’emozione raggiunto da Cat Stevens, ma che, pur all’interno di un mondo meno internazionale e più italiano, hanno regalato momenti indimenticabili.
Su tutti l’inno alla vita di Franca Valeri: impagabile lo sketch d’antan della Sora Cecioni, con la voce rotta dalla malattia, poi raggiunta da Luciana Littizzetto. “La musica è arte” ha detto l’attrice 93enne. Prima standing ovation dell’Ariston, che poi regala il bis a Claudio Baglioni, di ritorno dopo 29 anni. Medley da brividi con pezzi che hanno scandito la storia della musica italiana, e la vita di due generazioni, oltre che un bel numero di amori. Queste sono le serate da Festival, non gli sketch da avanspettacolo demodè modello-Casta. Meno emozionante, ma comunque di altissima qualità, l’esibizione del pop-folk con venature liriche di Rufus Wainwright. Dove si poteva tagliare, allora? Detto che il promo da Rai che vedrai con Santamaria nei panni (si fa per dire) di Alberto Manzi era doveroso, ma non troppo, fuori luogo sono parsi tutti i presenter. Impacciati, in particolare una Veronica Angeloni quasi inguardabile, e sostanzialmente inutili, viste anche le domande banali dei presentatori.
La gara: bene Renga, delude Noemi
E la gara? Le esibizioni degli ultimi sette Campioni si sono posizionate sulla falsa riga di martedì, tra conferme, sorprese e delusioni: bene come previsto Renga, il migliore della serata e autorevole candidato alla vittoria, originale l’intramontabile, ma innovativo, Ron, mentre sottotono è stata la prova di Noemi, che ha visto qualificarsi la peggiore delle due canzoni in gara. Un problema comune a Renzo Rubino, restato a dir poco allibito alla pari del pubblico in sala alla notizia che “Ora” aveva avuto la meglio su “Per sempre e poi basta”, tra le migliori canzoni ascoltate. Come tarpare le ali ad un possibile outisder. Sul sicuro Giuliano Palma, che va avanti con il pezzo made in Nina Zilli. Mai come quest’anno, comunque, è difficilissimo sbilanciarsi su un favorito: al momento i pezzi migliori li hanno De Andrè, Giusy Ferreri e Renga, ma il secondo ascolto può regalare sorprese. Idee più chiare da domani sera (vabbè, notte…), quando si avrà la classifica parziale che influirà al 25% su quella finale. Un quarto di vittoria, e forse più. Un anno fa primo giovedì fu Marco Mengoni…
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