Disastro (quasi) senza precedenti
Non è ancora arrivato a metà strada, ma Sanremo 2014 è già in crisi profonda. È infatti una vera e propria emorragia d’ascolti quella che ha coinvolto la seconda serata: 8.925.000 gli spettatori della prima parte (terminata alle 23.53!), con uno share del 33,53%, mentre appena 3.784.000 hanno seguito gli ultimi 50’ di spettacolo, quelli della gara delle Nuove Proposte. La media ponderata parla di 7.711.000: ben tre milioni e mezzo in meno rispetto alla seconda serata del 2013 (11.330.000) e, dato ancor più preoccupante soprattutto per gli inserzionisti pubblicitari, nove punti percentuali di share in meno, 33,9% contro 42,9%. Insomma, quasi dieci persone su cento hanno “cambiato idea” rispetto allo scorso anno. Per trovare un risultato peggiore bisogna risalire addirittura al 2008, ultimo Festival dell’era Baudo, la cui seconda serata venne vista da 6.500.000 spettatori, con il 32,33% di share. Si tratta inoltre del peggior risultato dei quattro anni che hanno visto alla conduzione Fabio Fazio: 13.755.00o nel ’99, 12.300.000 nel 2000. Un calo rispetto all’eccezionale 2013 era nell’ordine delle cose, ma non il crollo in questione.
L’alibi: la controprogrammazione
Fin qui i numeri, più freddi che mai. Ora bisogna capire le cause, ma soprattutto trovare rimedi immediati per arrestare il crollo. L’unica attenuante riguarda la controprogrammazione: dopo una prima serata blanda, Mediaset ha infatti sfoderato il “cavallo” Champions League. La partita tra Milan e Atletico Madrid ha infatti ottenuto un ascolto di 5.550.000 spettatori, con uno share del 19.96%: tutto da verificare, ovviamente, il fatto che i telespettatori calciofili siano gli stessi che abitualmente seguono il Festival, ma il “disturbo” è stato evidente a differenza dello scorso anno quando, è giusto ricordarlo, la gara tra Milan e Barcellona si giocò settimana successiva rispetto al Festival (che nel 2014 ha anticipato i tempi giusto di sette giorni), mentre in contemporanea con lo show dell’Ariston si disputò Celtic Glasgow-Juventus, trasmessa il mercoledì in esclusiva da Sky, e quindi con un ascolto ovviamente minore. E giovedì si replica: su Canale 5 va l’Europa League con il Napoli.
Le cause: show lento e cantanti “di nicchia”
Ma oltre che guardare altrove, è chiaro che i problemi sono interni. Lo show è troppo lungo e monocorde: Fazio sembra aver perso la brillantezza che, peraltro solo a tratti, lo ha accompagnato nel 2013, e pare anche a corto di idee, e non sempre l’ironia di Luciana Littizzetto riesce a salvare la baracca. Pesa tantissimo però pure il livello dei cantanti in gara. Le canzoni non sono indimenticabili: qualcosa da salvare c’è, ma si tratta di pezzi “complessi”, destinati magari ad ottenere successo nel tempo, ma non a sfondare nell’immediato, al primo ascolto, che è poi quello dei telespettatore medio del Festival. Più che i brani, allora, il pubblico potrebbe essere stato allontanato dai “nomi” del cast: pochi i cantanti davvero trasversali e conosciuti non solo dagli appassionati di musica, molti dei quali non sono disposti a dare fiducia ad interpreti magari di qualità, ma poco noti.
Arriva Fiorello?
E ora, che fare? Possibile che la Rai estragga dalla manica uno degli assi tenuti nascosti, ma per invertire la tendenza servirebbe un miracolo. Benigni e Celentano, autentici campioni d’ascolto nel 2011 e 2012, non ci saranno. E se la ciambella di salvataggio si chiamasse Fiorello? Intanto, sullo sfondo, Paolo Bonolis scalda i motori in vista del 2015.
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