Incubo
Festeggiare a Berlino o a Francoforte? Non è comprensibilmente rimasto più nulla del dubbio che aveva animato la vigilia della semifinale sulla stampa tedesca. Una domanda retorica che nascondeva la certezza e la presunzione di un intero movimento calcistico, per non dire di un’intera nazione, che questa volta il grande mostro sarebbe stato sconfitto, che la storia sarebbe finalmente cambiata. Ed invece l’ennesimo ko fa ancora più male, forse di più di quello di sei anni fa: perché è vero che nel 2006 la bruciante sconfitta nel feudo di Dortmund era stata paragonabile all’harakiri casalingo del Brasile nel Mondiale ’50, ma oggi il gruppo tedesco sembrava essere cresciuto sul piano tecnico ed anche psicologico, almeno al punto da saper regolare la pur nuova Italia. Nulla di tutto questo. Sarebbe però bello sapere se la stampa tedesca, che nel day after ammette senza cercare scuse la chiara superiorità azzurra, aveva già intuito come gran parte di noi quale sarebbe stato l’epilogo una volta venuta a conoscenza delle strane scelte di Löw per la formazione di partenza. Un peccato originale, quello di schierare fuori ruolo Kroos, che se n’è tirato dietro tanti altri coinvolgendo l’intera squadra dalla cintola in su. E a condire il tutto ecco le disattenzioni difensive, i cui segnali peraltro si erano avvertiti nei turni precedenti.
Imputato si alzi
Così, oltre a celebrare l’Italia, i giornali tedeschi non risparmiano critiche anche dure nei confronti del c.t., il cui record assoluto di quindici vittorie consecutive scivola via al cospetto di un digiuno di vittorie destinato ad allungarsi almeno a diciotto anni. Nella storia del calcio tedesco è successo solo una volta, tra il Mondiale ’54 e l’Europeo ’72. Il tutto proprio nell’anno in cui sembrava tutto pronto per il trionfo. Il processo nei confronti di Löw lo aveva già aperto il team manager Bierhoff nell’immediato dopo-partita: “Complimenti all’Italia che ha meritato la vittoria. I nostri avversari ci sono stati superiori sul piano tattico (prima stoccata?, ndr) e fisico, ci hanno impedito di giocare trafiggendoci nei momenti chiave. Le scelte del c.t.? Potrebbe esserci stato qualche errore, ma è inutile parlarne ora”. Ora no, ma sui giornali sì. Così il Die Welt la butta sul piano tattico: “Passare al 4-3-2-1 ci ha chiuso in un imbuto” e le successive correzioni di Löw sono state tardive. La Bild stronca Mario Gomez, cui “Balotelli ha insegnato come si gioca a calcio” ma impietoso è anche il confronto tra la difesa azzurra (“impenetrabile”) e quella timida ed incerta guidata da capitan Lahm. Non resta che sperare che la lezione serva a qualcosa: “Dopo l’ennesima batosta, in Brasile andrà un gruppo con più esperienza”.
Dalla Spagna
Tra due anni in Sud America la Spagna difenderà il titolo mondiale ma prima c’è da ribadire la superiorità nel vecchio continente. Concetto che torna quantomai in discussione vista la sofferenza soprattutto fisica mostrata dalla Roja e lo strapotere tecnico dell’Italia. Così i giornali spagnoli sono tutt’altro che tranquilli in vista della finalissima: “Quest’Italia fa paura” scrive Marca. “Domenica la finale sarà tra due giganti”. Termini inusuali per l’Italia calcistica, abituata agli sfottò sul catenaccio e quant’altro. El Mundo invece si sofferma sulla coincidenza che vedrà le due squadre chiudere l’Europeo con la partita che aveva aperto il gruppo C lo scorso 10 giugno: “L’inizio e la fine” è il titolo che nasconde qualcosa di più profondo. Il grande ciclo spagnolo cominciò proprio all’ultimo Europeo, e proprio contro l’Italia, sconfitta solo ai rigori. Sliding doors?
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