Corsi e ricorsi

Trionfo, capolavoro tattico, e chi più ne ha più ne metta. L’Italia mette ko la Germania per manifesta superiorità ed ora può davvero pensare al secondo Europeo della sua storia. Ma prima di concentrarsi sulla Spagna, sulla tattica e sull’attesa della partitissima, gli azzurri si godono una serata di gloria. 90’ di emozioni ma anche di pochissime sofferenze. Perché l’Italia non ha solo vinto ma, non potendolo fare sul piano fisico, ha dominato su quello tattico mettendo a nudo i limiti di una Germania forse non inferiore tecnicamente agli azzurri ma vittima di un evidente complesso. Resta da capire se di superiorità, se cioè Low ha sottovalutato quest’Italia (difficile), o di inferiorità visto che, anche se il passato è passato ed in alcuni casi anche remoto, è emersa l’incapacità della Germania di avere la meglio sull’applicazione dell’Italia.

Il suicidio di Löw

Ma non c’è stato solo cuore nella gara degli azzurri, certo stoici nel resistere in un secondo tempo di chiaro affanno fisico ma nel quale la Germania non ha di fatto creato alcun vero pericolo, bensì anche tanta intelligenza, e tantissimo gioco. Il tutto in un primo tempo semplicemente memorabile. La domanda è spontanea: dove arrivano i demeriti tedeschi, ed in particolare dell’allenatore, e dove cominciano gli evidentissimi meriti degli azzurri? Il confine è sempre labile, ma andiamo con ordine. Una sola cosa è certa: Löw ha temuto gli azzurri, fin dentro al tunnel che immetteva al campo. Come spiegare altrimenti una formazione completamente sbagliata nelle scelte, con Podolski e Gomez al posto dei più reattivi Reus e Klose e con l’elemento chiave di nome Mesut Ozil schierato incredibilmente da seconda punta? E come spiegare la tattica suicida di non sfruttare la superiorità numerica sulle fasce con Müller preferendo auto-soffocarsi al centro del campo, laddove il rombo azzurro ha giganteggiato con l’apporto dei centrali difensivi?

I perchè del trionfo

A poco è servito il pressing feroce esercitato dalla squadra fin dai primi minuti: provare a mettere la museruola a Pirlo è inutile quando poco distante da lui ci sono altri due play, come De Rossi e Montolivo, tatticamente impeccabili e pronti a surrogarlo. Così l’Italia non si è scomposta, approfittando dei marchiani errori di Löw: è bastato quindi far scivolare il gioco della Germania sugli esterni, dove operavano un Kroos fuori ruolo ed un Boateng inoffensivo, ben controllati da Balzaretti e Chiellini, bloccati ed attentissimi. perché ha vinto il progetto del gioco voluto da Prandelli: un centrocampo tutto fosforo e tecnica ha avuto la meglio sull’omologo reparto tedesco. Perché Montolivo, impeccabile nel filtro, è stato strepitoso nell’assist del secondo gol realizzato da un Balotelli finalmente essenziale: pochi palloni toccati ma con la cattiveria giusta. Nella ripresa abbiamo tremato davvero poco nonostante i tardivi accorgimenti tattici di Low. Anzi, a quel punto è arrivata la saggezza tutta italica del contropiede. Ma evidentemente l’Italia è davvero cambiata, visti gli sprechi di Marchisio e Di Natale…