
Laura Pausini vince Sanremo 1993 tra le Nuove Proposte
Il Festival delle polemiche e dei grandi esclusi
La seconda puntata del viaggio 2014 di Sdamy tra le edizioni più belle di Sanremo ci porta al 1993. Una scelta non casuale, ma figlia della volontà di omaggiare due indiscussi protagonisti di quel Festival, che in vesti diverse torneranno ad esserlo 21 anni dopo.
Ieri come oggi, anche il Festival 1993 comincia all’insegna delle polemiche. Che non mancano mai, da tradizione sanremese, ma quell’anno ci si diede da fare in ogni modo: dai problemi giudiziari dello storico patron Aragozzini, costretto a farsi da parte, alle immancabili voci riguardo al vincitore annunciato, con la critica divisa tra Enrico Ruggeri, Amedeo Minghi e Renato Zero? Trionferà un cantautore, si disse settimane prima. Finirà così, ma non si potè proprio dire che il Sanremo numero 44 abbia avuto un occhio di riguardo per la tradizione: alcune delle colonne della musica italiana anni ’60-70, infatti, non passarono neppure la tagliola tanto temuta dell’eliminazione della prima serata. Fuori allora tanto Peppino Di Capri quanto lo strano trio Vandelli-Dik Dik-Camaleonti, ma anche Milva il cui “Uomini sempre addosso / Avanti, marsch!” fu giudicato troppo audace e ironico. Nulla da fare neppure per la rentrée di Peppino Gagliardi, che mancava da vent’anni, ed anche per due pezzi destinati a lasciare un segno nel mercato discografico: “Balla italiano”, di fatto il lato b di quel “Siamo Donne” con cui Jo Squillo sbaragliò l’Ariston due anni prima con Sabrina Salerno, e “Tu tu tu”, con cui Alessandro Canino provò senza fortuna a dare seguito al successo di “Brutta”, trattando il seguito di una tipica storia adolescenziale.
Sanremo 1993: non paga la preghiera di Renato Zero
Il cast dei 15 finalisti si presenta comunque eterogeneo. A guidarlo è Roberto Murolo, 81 anni compiuti, all’esordio assoluto: vincerà a mani basse il Premio alla carriera. Ma soprattutto Renato Zero, strafavorito della vigilia. Due anni dopo l’amaro secondo posto con “Spalle al Muro”, il cantautore romano conferma di avere un rapporto stregato con il Festival. La sua soave “Ave Maria”, con tanto di coro, ebbe il torto di capitare in un’edizione già piena di testi religiosi, dal minacciato agnosticismo di Biagio Antonacci, al debutto tra i Big, all’enigmatico “Figli di Chi” di Mietta. Insomma, l’esercito di voti dei sorcini non fu sufficiente a sovvertire la risalita del secondo favorito della vigilia, Enrico Ruggeri, che impiegò poco tempo per capire come l’energia rock della sua “Mistero”, alle prese con i tanti perché della vita, fosse così forte da travolgere i canoni festivalieri, che mai prima di quel momento aveva visto trionfare un brano così moderno. Ed invece successe proprio questo, anche se per soli 60 voti di scarto su “Dietro la porta”, pezzo musicalmente certo non inferiore, portato al successo da un esordiente Cristiano De Andrè, che sarebbe tornato al Festival solo sei anni più tardi, prima di ripresentarsi proprio nel 2014. Curioso, allora, sottolineare come due posti più avanti della tradizionale “Ave Maria”, solo quinta tra le accese contestazioni dei sorcini, ci sia il terzo posto di un pezzo all’opposto, quegli Gli amori diversi con cui Rossana Casale e Grazia Di Michele lanciano un primo ponte verso un tema oggi attualissimo, quello dell’omosessualità.

Sanremo 1993: Mia Martini e Loredana Bertè in “Stiamo come stiamo”
Sanremo 1993: il successo delle Nuove Proposte
Accompagnato da mille polemiche, ed all’atto pratico fallimentare, fu il duo Mia Martini-Loredana Bertè, il cui “Stiamo come stiamo” confermò il difficile mix tra le voci, ma anche tra le personalità, delle due sorelle calabresi: un triste penultimo posto accompagnerà l’ultima presenza al Festival della grande Mimì.
Non mano variegata, e di qualità, il cast delle Nuove Proposte. Basta però poco per capire che il successo sarebbe andato ad una giovanissima cantante romagnola, in possesso di un testo magari non troppo originale, molto sanremese con quelle storie di sofferti amori adolescenziali, ma cantato con il trasporto e l’energia giusta per mettere in fila due temibili avversari. Lei è Laura Pausini, che trionfa a 17 anni grazie ai versi de “La Solitudine”, destinata poi a diventare un successo planetario, tradotto in varie lingue. Dietro di lei, l’opposta interpretazione di Gerardina Trovato, che canta in maniera sofferta e brutale il proprio amore per la tormentata terra natale della Sicilia, ma soprattutto Nek, che spacca la critica con “In te”, canzone anti-aborto forse troppo problematica per i tempi, e per la categoria Giovani. Ventun anni dopo, Laura Pausini, divenuta star mondiale, tornerà sul palco del Festival per chiudere le celebrazioni dei suoi vent’anni di carriera, e lo stesso farà Nek. Due simboli di come Sanremo possa ancora accendere stelle italiane nel firmamento della musica internazionale.
Sanremo 1993: la classifica finale
- Mistero – Enrico Ruggeri
- Dietro la porta – Cristiano De André
- Gli amori diversi – Rossana Casale e Grazia Di Michele
- Dedicato a te – Matia Bazar
- Ave Maria – Renato Zero
- Figli di chi – Mietta e i Ragazzi di Via Meda
- Stato di calma apparente – Paola Turci
- Non so più a chi credere – Biagio Antonacci
- Notte bella, magnifica – Amedeo Minghi
- Un anno di noi – Francesca Alotta
- Sogno – Andrea Mingardi
- L’Italia è bbella – Roberto Murolo
- Qui gatta ci cova – Tullio De Piscopo
- Stiamo come stiamo – Loredana Berté e Mia Martini
- Una canzone d’amore – Nino Buonocore
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