Adriano Celentano e Claudia Mori

Festival di Sanremo: l’edizione del ventennale

A un mese da Sanremo 2014, parte il tuffo che Sdamy effettua nelle più belle edizioni del passato. Cinque annate indimenticabili, a cominciare da quella del 1970.
È l’edizione del ventennale: si sprecano le rievocazioni dei grandi successi dei quattro lustri precedenti, ma pur essendo nata da soli 16 anni, la televisione detta già i tempi: Sanremo ’70 viene infatti posticipato di una settimana rispetto alla tradizione, per evitare la concomitanza sul mercato musicale con i motivi resi celebri da Canzonissima. La conduzione è affidata a Nuccio Costa con Enrico Maria Salerno e la principessa Ira Furstenberg: non lasceranno il segno. Non mancano neppure le polemiche: dal tentativo di suicidio del givoane Armando Stula, deluso per non essere ammesso in gara, all’assenza di due pietre miliari della storia del Festival, Domenico Modugno e Nilla Pizzi, decidono di non presentarsi alla “Settimana della canzone 1970”, che da domenica 22 febbraio ripercorre i brani più famosi delle precedenti 19 edizioni.

La seconda rinuncia di Gianni Morandi

Non saranno gli unici forfait visto che alla fine marcherà visita anche Gianni Morandi: il popolare cantante bolognese rinvia nuovamente il debutto al Festival, dopo aver già annunciato e poi negato la propria presenza l’anno prima con Zingara. Quest’ultimo sarebbe poi diventato un brano di successo, al pari di quello che Morandi rifiutò nel 1970: “La Prima cosa bella”, capolavoro di Nicola Di Bari, che dopo tanti dubbi fu consegnato ai debuttanti Ricchi e Poveri, impeccabili nell’affiancare l’autore del brano, già vincitore di due Festival. Sarà un trionfo eterno, che procurerà i primi consensi anche internazionali al popolare terzetto, destinato poi ad una lunga carriera festivaliera. Ma quella scritta da Nicola Di Bari sarà solo una delle tante canzoni indimenticabili che arricchirono l’edizione 1970, quella dell’esordio di un giovanissimo Ron, in coppia con Nada con “Pa’ diglielo a ma'”: da “Sole, pioggia e vento” di Luciano Tajoli e Mal, sostituto dell’ultim’ora di Little Tony, che invece si esibì con un’altra esordiente di lusso, Patty Pravo, in “La spada nel cuore”, a “L’arca di Noè”, pezzo soave, in pieno stile Endrigo, che si avvale della voce potente di Iva Zanicchi. E che dire di “Eternità”, scritta dai Camaleonti ma portata al successo da una giovane ma già affermata Ornella Vanoni. Musica sublime, ma testo problematico, che porta in diretta televisiva l’intensità del sentimento d’affezione tra due amanti. Nulla, comunque, rispetto alla scelta controcorrente di Adriano Celentano.

La copertina del singolo "Pa' diglielo a ma'"

La copertina del singolo “Pa’ diglielo a ma'”

Trionfa “Chi non lavora non fa l’amore”

Al quarto festival della carriera, il Molleggiato rompe gli indugi: “24mila baci” e “Canzone” erano valsi solo posti sul podio, mentre “Il ragazzo della Via Gluck” non aveva neppure centrato la finale. Messaggio chiaro: i testi problematici a Sanremo non tirano, meglio il classico romanticismo. Ma Celentano non ci sta, e sforna una canzone provocatoria, nel pieno stile del personaggio. Ecco quindi la sfida ai duri anni della lotta per il lavoro, e degli scioperi, con una marcetta tra l’ironico, l’amaro ed il provocatorio. Per “Chi non lavora non fa l’amore” sul palco non poteva esserci che la moglie Claudia Mori, protagonista diretta e indiretta del brano: è lei infatti a spingere all’azione il marito, invitandolo a smettere di scioperare, pena l’interruzione dell’attività sessuale. Satira pura, negli anni del femminismo, come Adriano abituerà a fare anche trent’anni dopo, ma senza più essere in gara. I benpensanti s’indignano, eppure il pezzo fra breccia, pur rivelandosi un diesel: la vittoria infatti sembra assegnata a Endrigo, con Pravo-Little Tony outsiders, ma la serata finale regala una delle sorprese più grandi della storia del Festival. Endrigo, alla fine solo terzo (ma “risarcito” con il premio al miglior testo), la prende male, condannando apertamente la pessima pubblicità che il testo faceva dell’amore. I giurati, però si ribellano, apprezzando il gesto di ribellione del figlio del Clan. Le vendite, però, diranno altro, come spesso successo nella storia del Festival: il verro vincitore infatti sarà Nicola Di Bari, secondo a sorpresa. Sarà il preludio alle due vittorie consecutive nelle edizioni successive. Terzo ed ultimo a riuscire nell’impresa dopo Nilla Pizzi e Domenico Modugno.

Sanremo 1970: la classifica finale

  1. “Chi non lavora non fa l’amore” Adriano Celentano – Claudia Mori
  2. “La prima cosa bella” Nicola Di Bari – Ricchi e Poveri
  3. “L’arca di Noè” Sergio Endrigo – Iva Zanicchi
  4. “Eternità” Ornella Vanoni – Camaleonti
  5. “La spada nel cuore” Patty Pravo – Little Tony
  6. “Romantico blues” Gigliola Cinquetti – Bobby Solo
  7. “Pa’ diglielo a ma'” Rosalino Cellamare – Nada
  8. “Taxi” Antoine – Anna Identici
  9. “Sole pioggia e vento” Luciano Tajoli – Mal
  10. “Tipitipitì” Orietta Berti – Mario Tessuto
  11. “L’amore è una colomba” Gianni Nazzaro – Marisa Sannia
  12. “Hippy” Fausto Leali – Carmen Villani
  13. “Canzone blu” Tony Renis – Sergio Leonardi
  14. “Re di cuori” Nino Ferrer – Caterina Caselli

Sanremo 1970: Adriano Celentano e Claudia Mori in “Chi non lavora non fa l’amore”