Algeria ai Mondiali 2014, i gemelli diversi
Per molti osservatori è la seconda rappresentativa di Francia. D’altronde basta scorrere l’elenco dei convocabili dal c.t. Halilodzic per capire come il filo che lega la Nazionale dell’Algeria alla madre patria non è solo linguistico: oltre la metà dei 23 hanno il doppio passaporto, e lo stesso tecnico, pur bosniaco di nascita, vanta una lunga militanza nel campionato francese. Ma il destino non è mai stato troppo gentile con l’Algeria calcistica, schiacciata dal potere politico e economico dei cugini più ricchi. Così se Zinedine Zidane ha sangue e genitori algerini, anche se non fosse nato a Marsiglia difficilmente avrebbe scelto di giocare per i verdi. E così anche Karim Benzema. Ad Algeri si sono dovuti accontentare di Mourad Meghni e di Ishak Belfodlil, transitati in periodi diversi nel campionato italiano, e simboli ideali di un movimento calcistico dal buon potenziale, ma impossibilitato a tradurlo sul campo per quello strano senso di superiorità tecnica che, proprio in quanto discendenti diretti dei francesi, ha troppe volte spinto anche i più forti calciatori algerini a ritenersi non solo i migliori esponenti del calcio maghrebino, ma anche così forti da poter evitare di mettere sul campo quella cattiveria agonistica passaporto invece delle Nazionali del continente nero. Per questo le volpi del deserto hanno vinto appena un’edizione della Coppa d’Africa, nel 1990, e dallo stesso anno non entrano tra le prime quattro.
Quei mitici anni ’80 – Algeria ai Mondiali
Per questo hanno vinto appena due partite sulle nove disputate nelle tre fasi finali di un Mondiale giocate fino ad oggi, entrambe nell’anno dell’esordio, quel 1982 in cui il sogno di spingersi agli ottavi fu spezzato dal chiacchieratissimo pareggio tra Germania Ovest e Austria, mai così amici come in quel pomeriggio di Oviedo, che rese vana l’impresa compita dai verdi, capaci di mettere ko la stessa Germania, futura finalista contro l’Italia. Era l’Algeria di un giovanissimo Rabah Madjer, che avrebbe trovato la gloria cinque anni dopo grazie al tacco di Allah nella finale di Coppa Campioni tra il suo Porto e il Bayern Monaco, rivincita virtuale sul calcio tedesco. Ma era anche l’Algeria di Lakhdar Belloumi, l’altro attaccante di riferimento. Si è trattato della miglior coppia di attaccanti di tutti i tempi per il calcio algerino, non a caso capaci di dominare le classifiche all time di presenze e reti, pur non figurando curiosamente ai primi posti in nessuna delle due graduatorie. Semplici casualità, come quella che impedì a Belloumi di fregiarsi del titolo di Campione d’Africa, essendosi ritirato un anno prima il trionfo del 1990. Da quel giorno, complice anche le ricorrenti crisi politiche, il calcio algerino è tornato in un oblio tecnico inversamente proporzionale alle qualità dei ragazzi prodotti dalle nazionali giovanili. Tutti poi pronti a sposare la causa francese.
Algeria al Mondiale 2014: le stelle della squadra
Per questo anche l’avventura a Brasile 2014 promette di regalare poche soddisfazioni a un gruppo che si è qualificato facilmente grazie a un girone in discesa e al comodo sorteggio nel playoff, che ha opposto Slimane e compagni alla modesta Etiopia. Troppo poco per capire il potenziale di un gruppo giovane e tecnicamente privo di guide sicure in tutti i reparti, fatta eccezione appunto per Islam Slimani, talentuosa, ma discontinuo centravanti dello Sporting Lisbona, chiamato a fare coppia con Hilel Soudani, con alle spalle un Belfodil neppure sicuro della convocazione. A centrocampo prevale la quantità di Mostefa e Yebda, ex Napoli, ora all’Udinese, in attesa di capire se l’anarcoide Sofiane Feghouli farà breccia nel cuore di Halilodzic, mentre in difesa la stella è il terzino d’assalto Madjid Bougherra. Farsi spazio nel girone con Belgio e Russia, oltre alla Corea del Sud, sempra impossibile. Non resta che accontentarsi del micro-obiettivo di tornare a segnare, soddisfazione che al Mondiale manca addirittura dal 1986 e 751′ complessivi. L’ultimo algerino a marcare in un Mondiale? Tale Djamel Zidane, nel 1986 contro l’Irlanda del Nord. Solo omonimo, ovviamente…
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