Diodato: da Aosta a Taranto con la musica nel cuore
Con un cognome così, non poteva che essere un cittadino del mondo. Diodato, santo venerato dalla Chiesa Cattolica, è stato abate di Montecassino nel IX secolo, ma con natali a Benevento e le sue spoglie sono conservate a L’Aquila. Per il momento, e forse per sempre, rimane ancora il più famoso a chiamarsi così, ma tra le otto Nuove Proposte in gara a Sanremo 2014 ci sarà anche Antonio Diodato, cantautore nato ad Aosta il 1981, ma tarantino di origini ed adozione. Quella di farsi conoscere grazie al cognome è stata una scelta artistica del ragazzo, dopo aver constatato che “la gente faticava troppo a pronunciare nome e cognome in sequenza”. Decisione eccentrica, come tutt’altro che banale è il tipo di musica preferito da Diodato, che si presenterà in gara al Festival con “Babilonia”, singolo contenuto nell’album d’esordio, dal titolo che già da solo è tutto un programma, E forse sono pazzo, uscito il 26 aprile scorso a cura de Le Narcisse Records, anteprima di un’estate da ricordare che ha visto Antonio aprire il concerto romano di Daniele Silvestri.
Quella cover da film…
Ascoltando il pezzo, tutto si può dire meno che Antonio non sia portato per la musica. Anzi, per l’arte in generale, visto che la seconda passione del ragazzo è il cinema (studi al Dams di Roma), coronata per il momento dalla scelta del regista Daniele Luchetti di fare della cover di “Amore che vieni, amore che vai”, rivista in chiave rock-acustica, la colonna sonora del film “Anni felici”, con Kim Rossi-Stuart e Michaela Ramazzotti, uscito lo scorso 3 ottobre ed in concorso al Festival Internazionale del Film di Toronto. Insomma, un artista a 360°. Inevitabile, per chi viene da anni di studi a tutto tondo, ed è arrivato al debutto discografico dopo una gestazione durata qualcosa come dodici anni, anzi venti, come dichiarato dallo stesso Antonio, a margine della premiazione come artista dell’anno al Medimex di Bari, il Salone dell’innovazione musicale promosso da Puglia Sounds.
Testo Diodato “Babilonia”
Qui di seguito il testo Diodato “Babilonia” per Sanremo 2014:
Cado e tu
Tu vieni a riprendermi
Sapessi cos’è un’anima
Saprei che cosa venderti
Cado e tu
Tu mi porti ancora più giù
Sei specchio dei miei limiti
Dei miei talenti inutili
Ogni volta poi sai sorprendermi
Sei ogni cosa intorno
E poi non ci sei più
Non ci sei
Io non lo so come fai a sbattermi così
Che certi giorni ho il cuore nero
Sembra sempre lunedì
E la notte ha mille sguardi che si nutrono di me
Poi la luce li cancella e io ritorno a credere
Che è possibile ogni cosa, questa sana follia
Sia capace di mostrarmi
Mi basta mi porti via, qui, dall’assurda e inutile Babilonia
Babilonia
Cado e tu
Tu mi porti ancora più giù
In questi abissi gelidi
Respiro sogni liquidi
Ma ogni volta poi sai sorprendermi
Quando penso di toccare il fondo
Mi riporti su, mi riporti su, mi riporti su
Io non lo so come fai a sbattermi così
Che certi giorni ho il cuore nero
Sembra sempre lunedì
E la notte ha mille sguardi che si nutrono di me
Poi la luce li cancella ed io ritorno a credere
Sia possibile ogni cosa, questa sana follia
Sia capace di mostrarmi
Mi basta mi porti via, da qui, dall’assurda e inutile Babilonia
Babilonia
Babilonia, Babilonia
Video Diodato “Babilonia”
Qui di seguito il video Diodato “Babilonia” per Sanremo 2014: clicca qui per vedere il video.
Diodato e l’eredità del cantautorato italiano
Ma evidentemente a Diodato la gavetta non ha pesato: niente bambini prodigio televisivi, e niente casting per i talent show. Molto meglio una carriera da self made singer: “Non mi sento un cantautore, e neppure un chitarrista – ha detto – Forse solo al quinto disco capirò meglio cosa sono. Io scrivo l canzoni, le arrangio con la mia band e le affido al mio produttore”. Che per inciso è Daniele Tortora, già collaboratore, tra gli altri, di Max Gazzè e Niccolò Fabi. Uno che di musica di qualità se ne intende, e che ha deciso di puntare su Antonio già dal 2010, anno del primo singolo “Ancora un brivido”. L’ispirazione tanto del singolo sanremese che del primo album viene dai mostri sacri del cantautorato italiano, resi però in chiave moderna e profondamente elettronica. Perché è questa la musica che piace a Diodato: giovane, ma rispettosa delle tradizioni. Italiane e non solo, visto che nel suo “E forse sono pazzo” quella malinconia tipica della canzone italiana anni ’60 s’intreccia con sonorità rock anglosassoni, precisamente dei Pink Floyd, gli idoli della gioventù di Tony. Il tutto reso da una voce calda, potente ma controllata. Un mix sulla carta molto interessante, e che troverà all’Ariston il meritato primo palcoscenico internazionale.
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