mobbing-precarieta-lavoro

E’ il risultato di un’indagine condotta in tutta Europa e pubblicata qualche giorno fa dall’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro (EU-OSHA).
Il sondaggio è stato effettuato intervistando 16.622 lavoratori autonomi, dipendenti full-time e part-time in ben 31 paesi europei tra novembre 2012 e febbraio 2013.

Dalla ricerca è emerso che in Italia a determinare maggiore stress in ambito lavorativo è la precarietà. Ecco in dettaglio come hanno risposto i lavoratori italiani alla domanda del questionario:

Quali tra le seguenti pensa che siano le cause più comuni di stress lavoro correlato oggigiorno?

  • 1. Ore lavorate o carico di lavoro 65%
  • 2. Opportunità limitate di gestire l’organizzazione del proprio lavoro 71%
  • 3. Mancanza di chiarezza nei ruoli e nelle responsabilità 63%
  • 4. Dover subire comportamenti inaccettabili, come bullismo o molestie 62%
  • 5. Riorganizzazione del lavoro o insicurezza del lavoro 71%
  • 6. Mancanza di supporto da parte dei colleghi o dei superiori nello svolgimento del proprio lavoro 63%

Le prime due cause di stress selezionate in Italia (insicurezza e limitazioni nell’organizzazione del proprio lavoro) riflettono la situazione dell’intera Europa, dove la riorganizzazione o la precarietà del lavoro sono percepite come la causa più comune di stress laorativo (72%), seguite da ore lavorate o di carico di lavoro (66%).

Più della metà dei lavoratori europei, in particolare le donne, sostiene che lo stress legato al lavoro sia un fenomeno comune, il 16% degli intervistati lo ritiene addirittura “molto comune”. La percezione varia anche a seconda del settore: il sociosanitario è quello in cui lo stress è considerato più comune.

Dalla stessa ricerca emerge anche il problema che lo stress non è adeguatamente gestito dalle aziende. Ecco perchè la EU-OSHA ha intenzione di lanciare presto delle campagne dedicate all’argomento, affinchè questo fenomeno molto diffuso venga considerato alla pari di tutte le altre tematiche legate alla sicurezza e alla salute aziendali.

Significativo anche il dato relativo al mobbing. Il 59% degli intervistati afferma che lo stress è determinato anche da comportamenti di bullismo o di molestie sul luogo di lavoro.

A tal propostito, in Italia sembra che vi siano circa un milione e mezzo i lavoratori vittime di mobbing (il 51,8% sono donne, poichè considerate soggetti più deboli). La sofferenza e il disagio provocato da queste vessazioni sul posto di lavoro portano la vittima a licenziarsi… nella migliore delle ipotesi! Infatti la persona che subisce mobbing può anche accusare patologie fisiche che debilitano la sua vita nella quotidianità, in famiglia e nei rapporti interpersonali.
Secondo gli esperti, vi sono chiari campanelli d’allarme a cui prestare particolare attenzione nel caso in cui ci si senta mobbizzati: ad esempio il sentirsi costantemente depressi o immotivati, l’essere esclusi dalle riunioni aziendali per futili motivi o il vedersi assegnare compiti inutili e dequalificanti. O, ancora, essere trattati con sufficienza da capi o colleghi.

Vi sono diversi centri di ascolto e associazioni che accolgono le vittime del mobbing. Qui si possono incontrare persone in grado di indicare al lavoratore le vie più appropriate per uscire da questa insana condizione, dal punto di vista psicologico e legale.