Kevin Prince Boateng, Sulley Muntari e Kwadwo Asamoah: il Ghana "d'Italia"

Kevin Prince Boateng, Sulley Muntari e Kwadwo Asamoah: il Ghana “d’Italia”

Ghana ed il Mondiale di Calcio, un record da migliorare…

Le stelle nere vogliono cominciare a brillare per davvero. I Campioni d’Africa abitano in Nigeria, ma il compito di provare a portare più avanti possibile il calcio africano spetterà soprattutto a Ghana e Costa d’Avorio. Per tradizione, esperienza internazionale e pure valori dei singoli. Qualità che il Ghana ha saputo sviluppare negli anni, seppur quasi sempre fuori dai confini continentali. Perché le “black stars” sono riuscite nell’intento di sprecare un’intera generazione di talenti, come quello di Abedì Pelè, primo giocatore di colore ad alzare la Coppa dei Campioni, con il Marsiglia nel ’93, o di Anthony Yeboah, centravanti che ha segnato un’era nel calcio tedesco. Due nomi non a caso, bensì i capi delle fazioni interne che fecero sprofondare il calcio ghanese, sempre vicino ma mai in grado di portare a casa la Coppa d’Africa, trofeo assente in bacheca addirittura dal 1982. La svolta è arrivata allora solo ad inizio millennio, grazie anche al profondo lavoro di bonifica tecnico-tattica compiuta da commissari tecnici stranieri, poco inclini ad accettare compromessi, e capaci di far esprimere su livelli consoni gruppi di giocatori forse meno talentuosi rispetto a quelli della generazione d’oro, ma finalmente capaci di fare squadra e meritarsi sul campo il soprannome di “Brasile d’Africa”.

… e quella beffa calcistica da riscattare

Ecco allora che, in attesa di affermarsi anche entro i confini continentali, il record di unica africana a superare per due volte consecutive la prima fase di un Mondiale è già in bacheca, e soprattutto è pronto ad essere ritoccato verso l’alto. I passi da gigante compiuti dal calcio ghanese sono confermati dal fatto che tra pochi mesi, per la prima volta nella storia, le black stars si presenteranno al Mondiale con un allenatore indigeno, Kwesi Appiah, solo omonimo della vecchia gloria Stephen, ex Juventus, Parma, Udinese e Brescia, che ha raccolto l’eredità dei c.t. di matrice serba Dujkovic e Rajevac, in panchina nel 2006 e nel 2010, quando il Ghana si fermò rispettivamente agli ottavi e ai quarti, ma con tanti rimpianti: troppo alto l’ostacolo Brasile in Germania, sportivamente drammatica la resa in Sudafrica quattro anni più tardi quando, col peso di giocare “in casa”, la strada verso la storica semifinale fu sbarrata dal rigore sbagliato al 120’ da Asamoah Gyan, sull’1-1 contro l’Uruguay, prodromo della sconfitta ai rigori.

Il rigore sbagliato da Asamoah Gyan nei quarti di finale del Mondiale 2010 contro l'Uruguay

Il rigore sbagliato da Asamoah Gyan nei quarti di finale del Mondiale 2010 contro l’Uruguay

Ghana al Mondiale 2014: le stelle della squadra

C’è insomma un conto aperto col destino, ma il sorteggio non è stato benevolo. Per non fermarsi al primo turno, infatti, bisognerà superarsi in un girone che vedrà Muntari e compagni sfidare Germania, remake della sfida nel girone del 2010 (quando si sfidarono su sponde opposte i fratelli Kevin e Jerome Boateng) e Portogallo, oltre agli Stati Uniti. Una missione quasi impossibile, considerando che in un quadriennio il ricambio generazionale è stato nullo o quasi: in attacco si fa leva sullo stesso Gyan, che a soli 28 anni sverna già negli Emirati Arabi, e sul talento inespresso dei fratelli Ayew (figli di Abedì Pelè), mentre a centrocampo la qualità scarseggia, nonostante lo juventino Asamoah sia in gran spolvero, considerando che Boateng è spesso gravato di compiti difensivi. In porta c’è sempre la leggenda Kingson, nel gruppo della Nazionale da 16 anni, e primatista assoluto di presenze. Ma per far fuori uno di quei colossi, i gol bisognerà farli…