Sochi 2014: i Giochi dei record
Tutto si può dire, meno che i XXII Giochi Olimpici Invernali non siano accompagnati da numeri record. Perché quella di Sochi sarà contemporaneamente, nell’ordine: l’edizione più costosa di tutti i tempi, Giochi estivi compresi, visti i 51 miliardi di dollari spesi dal Comitato Organizzatore per l’allestimento di strutture, villaggi e quant’altro necessario. Ma pure la più blindata, visto il clima da coprifuoco che si respira da giorni, conseguenza delle consuete minacce di terrorismo che gravano sulla zona, non troppo distante da uno dei fronti più caldi del momento, quello ucraino. Per tacere del fiume di polemiche che hanno scandito la marcia di avvicinamento, dominate dalla dura presa di posizione di Vladimir Putin contro l’omosessualità, ribadita in forma “implicita” anche dal primo atto ufficiale del presidente, con il cosiddetto “elogio al leopardo”. Infine, saranno anche i Giochi invernali più caldi di sempre, frutto della scelta più politica che sportiva di premiare la proposta della città russa, porto sul Mar Nero famoso per il proprio clima mite. Insomma, non esattamente la capitale della neve. Tutte queste considerazioni non possono che spingerci a definire l’Olimpiade in arrivo anche come la più politica almeno da un trentennio a questa parte: vuoi perché la Russia si gioca molto della propria credibilità come potenza emergente a livello mondiale sotto l’aspetto economico ed organizzativo (il Comitato Olimpico di Mosca ha stanziato 122.000 dollari di premio per chi vincerà un’oro!), vuoi perché la suddetta polemica di stampo sessuale (o sessista) ha spinto il presidente Usa Obama, non proprio l’amico del cuore di Putin, a rinunciare a presenziare alla Cerimonia Inaugurale, facendosi rappresentare da Billie Jean King (che ha però rinunciato a causa delle gravi condizioni della madre) e Caitlin Cahow, non a caso due icone del mondo gay. Insomma, non sarà la Guerra Fredda, ma il clima non è dei migliori.
Olimpiadi invernali 2014: i villaggi, i grandi assenti, e le “grandi bellezze”
Ma poi, per fortuna, alle olimpiadi invernali 2014 ci sarà anche il lato tecnico. Così la Cerimonia di venerdì, alle ore 17.45 italiana, darà il via ai primi Giochi dell’era di Thomas Bach, il presidente del Cio succeduto lo scorso luglio a Jacques Rogge. Sedici giorni di gare e 98 titoli in palio: i primi saranno quelli del biathlon uomini e dello skeleton donne, mentre la disciplina “regina”, lo sci alpino, entrerà in gioco solo domenica, con la discesa maschile. Tre i villaggi di gara: le competizioni di biathlon e sci di fondo si svolgeranno al “Laura”, mentre il palazzetto dell’”Adler Arena Skating Center” ospiterà le gare al coperto di curling, hockey e pattinaggio. Tutto il resto del programma, dallo sci alpino allo slittino fino al salto, si svolgerà al “Rosa Khutor Alpine Center“. Sarà anche l’Olimpiade degli assenti causa infortuni. Dal pattinatore americano Evan Lysacek, campione in carica di figura, fino a Tessa Worley, che si è frantumata il ginocchio due mesi fa a Courchevel. Ma la regina delle assenti sarà Lindsey Vonn, la più famosa sciatrice del mondo, costretta alla resa dal grave infortunio al ginocchio di quindici mesi fa. La bionda gigantista americana, tuttavia, non lascerà vuoto il parterre delle bellezze olimpiche, forte di atlete da copertina come l’altra americana Julia Mancuso, protagonista attesa dell’alpino insieme al fidanzato Axel Lund Svindal, e la slovena Tina Maze, che confida nei cinque cerchi per rimettere in piedi una stagione fin qui molto deludente. Tra gli altri protagonisti, attenzione puntata sulla cinese Wang Meng, alla ricerca di un difficile bis dei tre ori nello short track ottenuti a Vancouver, ed ovviamente anche all’idolo di casa, il pattinatore Evgenij Plushenko, alla ricerca del secondo oro dopo Torino 2006.

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano consegna il Tricolore ad Armin Zöggeler
Le speranze italiane a Sochi 2014
E l’Italia? Il contingente azzurro parte con poche speranze di ben figurare. 113 il numero degli atleti che compongono la spedizione, compreso l’ultimo imbarcato, Giuliano Razzoli, unico oro tricolore a Vancouver, nello slalom maschile, ma che da quel giorno non è ha più imbroccata una, al punto da non raggiungere neppure il minimo per la qualificazione e di dover usufruire di una wild card. Impossibile avvicinarsi ai 5 ori di Torino, le speranze di non eguagliare Lake Placid ’80, l’ultima edizione senza ori italiani, sono affidate all’eterno Armin Zöggeler, che già sabato entrerà in gara per le qualificazioni dello slittino (finale domenica). Il fuoriclasse meranese, portabandiera italiano, cercherà il terzo oro consecutivo, e la sesta medaglia complessiva (sarebbe record assoluto). Dovrà guardarsi dal campione tedesco Felix Loch, ma a “scortarlo” ci sarà il suo erede, Dominik Fischnaller, solo omonimo di Roland, concreta speranza azzurra nello snowboard, dove però il favorito d’obbligo risponde al nome di Shaun White. L’altra quasi certezza risponde al nome di Arianna Fontana, medaglista a Torino e Vancouver nello short track, ma mai d’oro: sarà la volta buona? Ma i riflettori saranno tutti su Carolina Kostner, che il 20 febbraio cercherà quell’oro olimpico finora sempre sfuggito. Speranze anche per il duo di danzatori Cappellini-Lanotte (Campioni d’Europa in carica). Come si evince, nulla di buono promette lo sci. In crisi totale il fondo, dove portiamo il solo Federico Pellegrino, ma pure l’alpino non va meglio: Italia comparsa designata nelle discipline tecniche, eccetto possibili imprese di Manfred Moelgg e Patrick Thaler, poche illusioni pure nella velocità, a meno di exploit di Nadia Fanchini e Federica Brignone, o di Dominik Paris, l’uomo più in forma.
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