Max Gazzè a Sanremo 2013

Max Gazzè a Sanremo 2013

Alta qualità a Sanremo 2013

Il sogno di ogni organizzatore di un Festival è quello di migliorare gli ascolti dalla prima alla seconda serata: è questo infatti lo “scalino” che decreta la qualità del prodotto, perché il primo giorno, si sa, vince la curiosità. In attesa di conoscere i dati Auditel la speranza è più che fondata per il 2013: in primo luogo perché, come detto dal direttore di rete Leone nella conferenza stampa di martedì mattina, rispetto alle scorse edizioni la seconda serata aveva ancora tante canzoni inedite da svelare, ma soprattutto per la qualità delle stesse. Perché se il bilancio del giorno del debutto era stato già lusinghiero, quello del mercoledì è se possibile ancora più soddisfacente: quasi tutti i quattordici pezzi ascoltati infatti si sono fatti notare per l’ottimo confezionamento tra musica e parole e per una generale cifra musicale tutta da gustare, quasi più “nuova” rispetto agli ultimi anni. Certo, si può sempre migliorare perchè, come successo martedì, non tutti i pezzi “vincitori” dopo il voto ponderato tra sms e Giuria Stampa sono parsi davvero meritevoli di proseguire il cammino in luogo di quelli eliminati ma si è trattato quasi sempre di sfumature. Ancora superflue invece le presenze dei “presenters“, chiamati in causa troppo tardi e per troppo poco tempo: trovata poco indovinata.

Canzoni qualificate alla terza serata

Malika Ayane? Meglio Gazzè

C’era molta attesa di ascoltare i brani di Malika Ayane, favorita numero uno per i bookmakers davanti a Raphael Gualazzi: ebbene, con tutti i benefici del dubbio che seguono il primo ascolto, per il momento il crooner marchigiano sembra davanti all’italo-marocchina. Tanto “Niente(6), che è stata eliminata, che “E se poi(6.5), infatti, non conquistano subito: troppo ritmata la prima per le tonalità abituali di Malika, più tradizionale ma forse troppo “difficile” per poter vincere la seconda, che ricorda “Ricomincio da qui” del 201o. Allora il protagonista, in parte inatteso, della serata è stato Max Gazzè che, ormai abbonato ai Festival di Fazio, ha strappato applausi convinti al pubblico dell’Ariston con “Sotto casa(7), il secondo dei brani interpretati dal cantante romano: una canzone in perfetto stile-Gazzè, divertente ed impegnata al tempo stesso, difficile da cantare ma orecchiabile e dotato di un bel crescendo, sulla falsariga di quella “Una musica può fare” che lo lanciò tra i Giovani al Festival ’99. Meno convincente la rivisitazione un pò banalotta del tema dell’amore in “I tuoi maledettissimi impegni(6), troppo simile a “Il solito sesso” (2009).

Cristicchi ed Elio: la qualità nell’originalità

Più che mai Lato A / Lato B è stato il leit motiv anche della doppia interpretazione di Simone Cristicchi: da una parte ecco il lato più intimista, romantico e quasi commovente con “Mi manchi(7.5), che ricorda “Ti regalerò una rosa”, dall’altro ecco tornare il Simone dissacrante di “Vorrei cantare come Biagio Antonacci” e “Meno male” con “La prima volta (che sono morto)(7), brano solo apparentemente scanzonato ed originale ma in realtà certo inquietante ma pure profondo, dalle citazioni di Pertini e Pasolini alle riflessioni sul mondo che non è cambiato, deludendo le speranze del nonno che Simone ritrova in un immaginario al di là: ma la sensazione è che se fosse passata la prima canzone non sarebbe stato uno scandalo. E che dire di Elio? L’attesa era tanta, 17 anni dopo il trionfo de La terra dei cachi: i tempi sono cambiati, l’effetto-sorpresa non funziona più ed allora ecco un “Dannati forever(5.5), interpretato dalla band in tenuta coro-gospel, ma canzone che riecheggia “Born to be Abramo”, ma sottotono tra peccati mortali ed adulteri, prima di esplodere con la divertente “La canzone mononota(7), cantata con giacche recanti un mini-spartito con, appunto, una sola nota nel pentagramma, il Do: tormentone in arrivo, ma ripetere il secondo posto sembra impossibile.

Il pop demodè dei Modà e di Annalisa

Posizione cui possono ambire i Modà, anch’essi perfettamente a loro agio nella doppia veste anche se, come previsto, in entrambe le canzoni si è visto qualcosa di nuovo rispetto alle abitudini del gruppo: filosofici in “Se si potesse non morire(6.5), romantici ma anche commoventi e struggenti in “Come l’acqua dentro il mare(6.5), simil-filastrocca dedicata da Kekko alla figlia Gioia, appena nata, brano che non ha incontrato i favori del pubblico. Bella canzone, ma c’è di meglio. Di nicchia ma di alta qualità il doppio esperimento degli Almamegretta, al debutto assoluto al Festival: “Mamma non lo sa(7) è una delle canzoni più belle di tutta l’edizione, difficilissima da cantare ma ottimamente interpretata da. Flop invece per “Onda che vai(5.5), scritto dai fratelli Zampaglione, alla seconda delusione consecutiva dopo la prima canzone di Chiara Galiazzo: evidentemente il Festival non fa per l’ex Tiromancino. Infine Annalisa Scarrone: “Nali”, emozionatissima debuttante, ha osato non poco nel look, sfoggiando shorts ascellari certo gradevoli alla vista dei maschietti ma forse non proprio adatti ad una prima serata sanremese. Buona però la qualità delle sue canzoni, diverse tra loro: ha vinto la marcetta jazz “Scintille(6), che ha svelato un lato inedito di Annalisa, quello swing, mentre la più tradizionale ballata “Non so ballare(5.5) non è stata apprezzata.

Giovani: debutto deludente

Purtroppo la stessa qualità riscontrata per i Campioni non si è confermata nei primi quattro Giovani in gara. A passare il turno sono stati Paolo Rubino ed i Blastema: verdetto prevedibile. Il primo ha convinto tutti con la sua Il postino (amami uomo)(7.5) canzone coraggiosa, raffinata e profonda sull’omosessualità, arricchita dalla presenza del tenore Matteo Falcier, mentre il gruppo forlivese, “caro” a Dori Ghezzi con Matteo Casadei alla voce ha convinto pur con un pezzo rock piuttosto tradizionale,Dietro l’intima ragione(6). Nulla da fare per l’originale e difficile Baciami? (6,5), che forse avrebbe meritato miglior fortuna, dell’insegnante di canto Irene Ghiotto e per Il Cile, presentatosi in veste dimessa e con un brano debole,Le parole non servono più (5.5), lontano anni luce dai ritmi dei suoi successi: ma la sua notorietà non passa certo da Sanremo.