Non sarà il vero Wimbledon ma dal punto di vista strettamente nazionalistico vale molto di più. Andy Murray smette i panni del brutto anatroccolo e regala alla Gran Bretagna uno degli ori più attesi di questi Giochi londinesi che stanno per diventare trionfali per l’Union Jack: il titolo del tennis individuale va infatti allo scozzese capace di avere la meglio in tre set nientemeno che di Roger Federer che un mese fa lo aveva stracciato nella finale del Wimbledon “vero”. I parziali ricordano da vicino quelli del singolo femminile dominato da Serena Wiliams su Maria Sharapova, ed in effetti il classico spettatore di Marte faticherebbe a capire come il Re del Giardino di Londra per ben otto volte possa aver perso 6-2/6-1/6-4 in meno di due ore di gioco. Impossibile pensare ad un Roger poco motivato visto l’attaccamento ai colori svizzeri manifestato anche in Davis ma evidentemente Murray ne aveva di più di testa ed anche di gambe: la maratona contro Del Potro in semifinale deve aver svuotato lo svizzero, anche se Murray non è da meno visti gli impegni nel doppio misto. Dopo un inizio equilibrato Murray ha cambiato marcia a metà primo set infilando un’incredibile serie di nove giochi a zero, dal 2-2 al 6-2 6-0: qualcosa mai successo nella carriera di Federer. Prime di servizio con percentuali da favola, dritti da paura e capacità di controllare ogni fase del gioco, tanto sotto rete che da fondo campo, grazie ad un’insolita pulizia di colpi: questi i segreti alla base dei segreti dello scozzese, agevolato dai troppi errori gratuiti (ben trentuno) di Federer e dalla sua incapacità di sfruttare le nove palle break costruite, di cui sei nel terzo gioco del secondo set che ha di fatto deciso la gara. Lo svizzero ha provato a reagire ma la situazione era ormai compromessa e l’ultimo break al quarto gioco del terzo set ha fatto la differenza.
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