Vent’anni dopo il Settebello è pronto a ritornare sul tetto del mondo. Dopo l’Ungheria tri-campione olimpica pure la Serbia si è dovuta arrendere allo strapotere ed alla saggezza tattica della squadra di Campagna: 9-7 il risultato della terza puntata della sfida infinita, seconda appannaggio dell’Italia dopo quella mondiale di Shanghai 2011. Semifinale incerta ma non troppo in cui il grande merito degli azzurri è stato quello di limitare la potenza serba al tiro esaltando una capacità difensiva non comune neppure alla stessa Croazia, allenata da un certo Radko Rudic e avversario di una finale imperdibile in programma domenica pomeriggio alle ore 15.30 italiane, nella speranza che sia cambiato tutto rispetto alla schiacciante sconfitta subita nel girone eliminatorio. La parte del leone la fa Valentino Gallo, autore di tre reti, segue Figlioli a quota due ma è bello citare non solo il portierone Tempesti, aiutato in qualche occasione da un pizzico di fortuna ma sempre reattivo sui tiri dalla distanza, ma anche Amaurys Perez, l’italo-cubano che a 1:30 dalla fine ha messo in rete il pallone della sicurezza. Azzurri di fatto sempre avanti: 4-2 alla fine del primo quarto, 6-4 a metà gara mentre a 8′ dalla fine le reti di vantaggio sono state addirittura tre (8-5). Serataccia per i serbi, a segno solo una volta dai cinque metri, fallosi in attacco e sotto media in fase realizzativa per merito di un’Italia attentissima in difesa e sempre pronta a mandare al tiro gli esterni dell’attacco avversario. Un pizzico di fortuna non è mancato visti i due autogol che hanno spianato la strada nel primo quarto ma in questa vittoria c’è molto altro. Ora l’orologio della storia torna indietro, ma non c’è tempo per festeggiare: l’allievo Campagna dovrà provare a battere il maestro Rudic.