Nella serata che consegna alla storia Usain Bolt e David Rudisha, c’è anche un piccolo spicchio d’Italia. E pure in questo caso parliamo di storia: Fabrizio Donato strappa con i denti un terzo posto nella gara del salto triplo regalando all’Italia la ventunesima medaglia ai Giochi 2012, diciannovesima senza considerare quelle ancora non ufficiali del pugilato, la prima dall’atletica uscita con le ossa rotte dal caso-Schwazer. E proprio all’altoatesino, oro a Pechino nei 50 km di marcia, apparteneva l’ultima medaglia italiana nella regina dei giochi mentre per l’ultimo alloro nel salto triplo bisogna risalire addirittura a Città del Messico 1968 con Giovanni Gentile. Insomma una vera impresa anche se parzialmente attesa perché questo ragazzo di 35 anni e mezzo ha trovato tardi la sua maturità ed ha trovato nel 2012 un anno di grazia: campione europeo un mese e mezzo fa ad Helsinki, quando in molti pensavano che avesse approfittato del disinteresse di tanti specialisti già in orbita Olimpiadi, ed ora sul podio nella gara che dà lustro ad un’intera carriera.

Riscatto

Il tutto nonostante mille acciacchi di una carriera sempre vissuta su buoni livelli ma accompagnata dalla voglia di non mollare mai, di rialzarsi sempre e comunque, anche durante questa stessa Olimpiade, vissuta insieme al dolore al tendine d’achille: un bel messaggio in giorni in cui fare sport ed allenarsi passano per essere sacrifici. Specialità logorante e stressante, il triplo, tanto sul piano fisico, come dimostrato dall’infortunio subito sulla sabbia dal bronzo di Pechino, Leevan Sands, ma pure psicologico. Si pensi a Daniele Greco, l’altro azzurro qualificatosi per la finale, e capace di concludere con un eccezionale quarto posto con 17.34 al primo salto, prima che i soliti crampi frenassero il sogno e prima di essere scalzato proprio da Donato che ha trovato in 17.48 la misura giusta, ottenuta al quarto salto dopo due ottimi 17.44 e 17.45. Misura lontana dal 17.63 di Helsinki, ma comunque solo settima misura in carriera sopra ai 17 metri forse si poteva ottenere qualcosa di più ma quando il favoritissimo Christian Taylor è entrato in gara, piazzando 17.81 al quarto salto, si è capito subito che sognare in grande era impossibile visto che pure l’altro americano, Will Clay, ha prima allungato con 17.54 e poi chiuso i conti al quarto salto con 17.62, piantando la bandierina sulla medaglia d’argento. Donato ha provato a migliorarsi fino all’ultimo ma non è stato possibile. Poco importa: il movimento, e lo sport italiano tutto, ringraziano sentitamente.