Cadono record del mondo come se piovesse nell’ultima giornata dell’atletica in pista a Londra 2012. Un’Olimpiade sensazionale per la regina dei giochi si chiude come si era aperta domenica scorsa, regalando la copertina a Usain Bolt: è sua infatti l’ultima frazione della staffetta più veloce di sempre, quella giamaicana che fissa a 36”85 il nuovo record della 4×100. Abbattuto di 19 centesimi il precedente primato che già apparteneva al quartetto caraibico, Daegu 2011, campionati del mondo, anche allora con Usain in ultima frazione preceduto da Nesta Carter, Yohan Blake ed Asafa Powell, quest’anno infortunato e sostituito da Michael Frater in seconda frazione. Corsa e cambi perfetti per i quattro moschettieri ma la differenza la fa ancora Bolt che parte quasi alla pari con Bailey per poi dargli tre metri di margine. Ma a fine gara Bolt tiene troppo a lungo in mano il testimone, che per regolamento andrebbe consegnato subito: ramanzina dei giudici ma poi, ovviamente, niente squalifica. Sorte che tocca invece al Canada: addio bronzo (invasione di corsia) a vantaggio di Trinidad & Tobago. Per la prima volta nella storia quindi gli americani non vincono nessuna delle due staffette maschili all’Olimpiade: Trell Kimmons, Justin Gatlin, Tyson Gay e Ryan Bailey si fermano a 37”04, beffardamente primato nazionale e lo stesso tempo del precedente record.
Giavellotto caraibico
La consolazione arriva dalle donne che fanno doppietta: dopo la 4×100 con record arriva pure, facile facile, il titolo nella staffetta veloce davanti a Russia e Giamaica mai in gara. Terza medaglia londinese per Allyson Felix. Spettacolo anche dagli 800 donne vinti dalla russa Mariya Savinova che sfrutta le tattiche sciagurate della campionessa uscente, la keniana Pamela Jelimo che parte sparata ma poi si pianta e chiude quarta e di Caster Semenya che al contrario va al rallentatore fino ai 600 prima di uno sprint che vale solo l’argento. Ma le vere storie dell’Olimpiade le scrivono Mo Farah, l’eroe britannico dei Giochi insieme a Jessica Ennis ed autore della storica doppietta 5000-10000, e Keshorn Walcott che completa la giornata da sogno di Trinidad: suo l’oro nel giavellotto, disciplina storicamente appannaggio del nord-centro Europa. Per l’Italia è stata la giornata dei rimpianti, quella della 50 km di marcia e dell’alto donne, che avrebbero dovuto garantire medaglie certe ai colori azzurri. Ma Alex Schwazer ed Antonietta Di Martino non erano a Londra, seppur per ragioni opposte, e chissà se mai più parteciperanno ad un’Olimpiade. L’altoatesino perde pure il record del mondo nella 50 vinti dal russo Sergey Kirdyapkin (solo 17° De Luca) in 3h35’59” mentre una gara dell’alto super-competitiva azzera i rimpianti vista la vittoria della russa Anna Chicherova addirittura con 2.05. Bronzo all’altra russa Svetlana Shkolina con 2.03, la stessa misura del record italiano e personale di Antonietta. Buon settimo posto infine per Anna Rigaudo nella 20 km di marcia donne: oro a Elena Leshmanova che migliora anche il record del mondo per appena sei centesimi (1h25’02”).
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