Mario Mandzukic

Mario Mandzukic

Nella terra del calcio per tornare grandi

Primo obiettivo, dimenticare il mondiale del 1998. E affermarsi in una terra come quella brasiliana tradizionalmente favorevole a chi al pallone sa dare del tu, caratteristica che al calcio croato non ha mai fatto difetto. Eppure quel passato è ancora oggi troppo ingombrante affinché possa essere definito un modello da seguire, e non piuttosto un fardello da sostenere. I dati non ammettono repliche: dopo l’impresa di Francia ’98, con quel terzo posto ed una finale persa solo per colpa dell’”assurda” doppietta di Lilian Thuram, la Croazia ha giocato appena sei gare nelle successive quattro edizioni della rassegna iridata, vincendone una sola, e senza mai passare il primo turno. Numeri schiaccianti, che non possono trovare spiegazione solo nel fatto che l’exploit di fine anni ’90 fu realizzato da una generazione obiettivamente irripetibile, quella dei Prosinecki, dei Boban e soprattutto di Davor Suker. Ma anche di Slaven Bilic, Igor Stimac e Nico Kovac, nell’ordine gli ultimi tre commissari tecnici della prima squadra, ulteriore riprova di quanto quel passato sia ingombrante. Sempre presente agli Europei, la Croazia è chiamata ora a battere un colpo anche nella rassegna più importante, nonostante un percorso di qualificazione particolarmente accidentato, che ha visto le maglie a scacchi biancorosse qualificarsi solo al termine del playoff contro l’Islanda, conseguenza del secondo posto nel girone eliminatorio, quando Modric e compagni non sono mai stati in grado di competere con il Belgio, limitandosi a mettersi alle spalle i giovanissimi cugini serbi.

Le prospettive: Brasile, e poi…

Il minimo sindacale, ma insufficiente a Igor Stimac per salvare la panchina ereditata dal collega Bilic al termine di un Europeo 2012 neppure troppo deludente, che ha visto la Croazia eliminata solo dalle future finaliste Italia e Spagna, ma “tradita” da Bilic, sedotto dall’offerta dello Spartak Mosca. Al termine del girone Stimac è stato sostituito da Kovac, promosso dall’Under 21. Scelta conservatrice, ma probabilmente ideale alla luce dei tanti giovani che innerveranno la rosa dei 23. La sorte ha riservato ai croati l’onore di essere inseriti nel Gruppo A, e di inaugurare il Mondiale, il 12 giugno al Maracanà contro il Brasile. Emozioni forti, ma anche l’oggettivo vantaggio di poter riposare più di qualunque altra squadra prima della seconda partita, in programma il 18 contro il Camerun, e probabilmente già decisiva in vista di un secondo posto che dovrebbe decidersi al fotofinish dopo una dura lotta a tre con il Messico.

Il c.t. della Croazia Niko Kovac

Il c.t. della Croazia Niko Kovac

Le stelle della Croazia al Mondiale 2014

Le difficoltà incontrate dalla Croazia nel percorso di qualificazione sono la conferma indiretta di quanto sia difficile implementare il gruppo di giovani talenti, che comunque fatica a sbocciare, come esemplificato dall’interista Mateo Kovavic, con la vecchia guardia che in Brasile vivrà il passo d’addio con la Nazionale, impersonata dal capitano Dario Srna, ma anche dal portiere Pletikosa e dagli eterni attaccanti Petric e Olic, oltre che da Josip Simunic, che sarà però costretto a saltare l’ultimo Mondiale della carriera a causa della squalifica per lo slogan ustascia (dittatori croati durante la Seconda Guerra Mondiale) pronunciato al termine della sfida di ritorno contro l’Islanda. Sarà questo il compito più difficile di Kovac, cui comunque non manca la qualità per centrare il passaggio agli ottavi. La stella della squadra non potrà che essere Mario Mandzukic, centravanti del Bayern Campione d’Europa messo in secondo piano da Guardiola, ma potenzialmente titolare in tante squadre europee per la sua capacità di abbinare il lavoro per la squadra alle doti realizzative. I gradi di leader saranno infatti sulle spalle di Luka Modric, comprimario nel Real Madrid di Ancelotti, ma atteso a sposare la tecnica alla personalità, impresa mai riuscita a Niko Kranjcar. E se il Brasile facesse il miracolo anche con lui?