Cenerentola designata? Iran al Mondiale Brasile 2014
Il biglietto da visita è di quelli importanti, perché chiudere al primo posto il girone di qualificazione che avrebbe dovuto essere dominato dallaCorea del Sud, e addirittura centrare la qualificazione andando a vincere a domicilio della presunta corazzata del gruppo, equivale a gettare la maschera. Dopo aver semplicemente partecipato a tre edizioni, l’Iran sogna il salto di qualità. In realtà sarebbe meglio dire sognerebbe, visto che il sorteggio del girone è stato poco clemente con Karimi e compagni. Argentina, Bosnia e Nigeria tutte insieme rappresentano quasi quanto di peggio potesse capitare ad una formazione di quarta fascia, costretta a confrontarsi con quello che è forse l’attacco più forte di tutto il Mondiale, un’esordiente di lusso piena di talento, e i Campioni d’Africa in carica. Ce n’è abbastanza per scoraggiare anche un commissario tecnico che di battaglie sportive ne ha vissute tante, come Carlos Queiroz, pur non uscendo sempre vincitore, come in occasione della poco felice parentesi da allenatore del Real Madrid, vero spartiacque della carriera del tecnico lusitano, che dopo la seconda e poco fortunata esperienza alla guida del Portogallo ha scelto di girare il mondo a servizio di Federazioni e giocatori da far crescere.
Iran ai Mondiali di calcio, una sola vittoria, ma storica
I maliziosi in realtà collegano la second life di Queiroz all’ingaggio da faraone garantitogli dalla federazione iraniana, ma al momento i risultati sono dalla sua parte. Proprio per una qualificazione sofferta, ma meritata, ottenuta con un gruppo privo di valori tecnici importanti. Perché il più grande paradosso della storia calcistica dell’Iran è quello che ha visto la generazione più forte di tutti i tempi, guidata dall’eterno Ali Daei, primatista di gol e presenze in Nazionale, ma che trovò altri importanti rappresentanti nel bomber Karim Bagheri e soprattutto in Mehdi Mahdavikia, protagonisti per lunghi anni insieme a Daei nella Bundesliga, e primi calciatori iraniani a giocare la Champions League, capaci di trascinare i compagni a una sola partecipazione al Mondiale, nel 1998, che spezzò un digiuno lungo 16 anni. Decisamente troppo poco, nonostante quell’estate in Francia abbia permesso di toccare il punto più alto nella storia della Nazionale, grazie al successo pieno di ovvi contenuti politici ottenuto contro gli Stati Uniti, il 21 giugno per 2-1 a Lione. Quando, nel 2006, l’Iran si riaffacciò al Mondiale sotto la guida del c.t. Ivankovic, la generazione d’oro era troppo attempata per risultare decisiva, così ecco l’umiliazione del quarto posto in un girone dominato da Portogallo e Messico, ma che vide l’Iran finire alle spalle anche dell’Angola. La sensazione è che perso quel treno, i limiti tecnici e di esperienza dell’attuale gruppo a disposizione di Queiroz rendano difficile anche evitare di finire a quota zero punti.

Reza Ghoochannejhad
Iran al Mondiale 2014: le stelle della squadra
La rosa che dovrebbe andare in Brasile è infatti abbastanza esperta a livello anagrafico, ma a digiuno di conoscenze calcistiche adeguate, visto che non più di 5-6 giocatori militano all’estero, e il campionato iraniano non è ovviamente all’altezza delle principali leghe mondiali. I fari del gruppo sono a centrocampo, dove trovano spazio fisso capitan Ali Karimi, 32 anni, ex, ora in forza al Tractor, e Javad Nekounam, l’unico a giocare in Europa, nell’Osasuna, insieme al più giovane Masoud Shojaei. Per il resto, lo zoccolo duro è quello dei campioni nazionali del Persepolis, sul quale si fonda l’attacco che vede in Gholamreza Rezaei l’elemento più esperto e prolifico insieme al più giovane Reza Ghoochannejhad, classe ’87, giocatore del Charlton, autore di tre degli ultimi sei gol nel girone di qualificazione. Tra cui quello alla Corea del Sud, battuta in trasferta nella partita che ha spalancato le porte del sogno. Che rischia di trasformarsi in semplice atto di presenza.
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