
Arturo Vidal
A tutto Vidal – Cile al Mondiale 2014
L’epoca dei grandi centravanti contemporanei è passata senza sussulti. Ora non resta che affidarsi all’era dei centrocampisti. Anzi, di uno dei centrocampisti più ammirati a livello mondiale, chiamato ad assicurare qualità e quantità a una squadra buona, ma non straordinaria. Stiamo ovviamente parlando di Arturo Vidal, cui spetterà il compito di guidare i compagni al Mondiale brasiliano, che dovrà vedere la Roja tra le protagoniste anche per il fatto di poter godere di qualcosa di molto vicino al fattore campo. Una fortuna non da poco, quella che si presenta al “tuttocampista” della Juventus, chiamato a quell’affermazione internazionale ancora negatagli dal suo club, e che potrebbe anche avere conseguenze sul mercato. Una fortuna ancora maggiore se si pensa che Ivan Zamorano e Marcelo Salas, i numeri 9 più forti della storia del Cile negli ultimi 40 anni, hanno preso parte a un solo Mondiale, quello del 1998, chiuso agli ottavi di finale contro il Brasile.
Un conto aperto col Brasile – Mondiali Calcio
Già, il Brasile che ritorna. Perché l’edizione 2014 offrirà ai giocatori cileni un’opportunità forse unica per riscattarsi dei tanti episodi negativi rievocati dagli incontri con la Seleçao. La già citata eliminazione in Francia, ma anche quella del 2010, anno storico per il Cile che in Germania tornò a vincere una partita in un Mondiale dopo 48 anni di astinenza, sufficiente per avanzare agli ottavi, dove a porre disco rosso alla Roja fu appunto il solito Brasile. Lo stesso avversario della partita-spartiacque della storia recente della squadra, quella che si svolse al Maracanà il 3 settembre ’89, passata alla storia come la gara dello “scandalo-Rojas”, in cui il Cile si giocò il passo per il Mondiale italiano a causa dell’incredibile sceneggiata del proprio portiere che si auto-incise i segni di un petardo dal quale non fu mai colpito. Nessuno si accorse del fattaccio sul campo, la partita fu sospesa, ma la farsa durò poco, il tempo impiegato dalla Fifa per risalire alla verità e squalificare in blocco tutti i giocatori, complici del compagno. Il Cile fu punito con la squalifica per addirittura due edizioni dei Mondiali, tornando nel grande giro appunto nel 1998. Un’onta da lavare, anche se rivivere i tempi gloriosi del 1962, quello del terzo posto, anch’esso non privo di polemiche questa volta di natura arbitrale, al Mondiale casalingo. Mattatore di quell’edizione fu Leonel Sanchez, altro centravanti incompiuto del calcio cileno. Ma arrivare in Brasile a fari spenti potrebbe rivelarsi una fortuna per il Cile, alla luce soprattutto della grande rincorsa operata da Vidal e compagni per staccare il biglietto mondiale. Una rincorsa figlia del fatto che al gruppo mancano valori assoluti soprattutto in attacco, ma anche della scelta del travagliato susseguirsi di commissari tecnici vissuto tra il 2011 e il 2012.

Il c.t. del Cile Jorge Sampaoli
Cile al Mondiale 2014: le stelle della squadra
Un biennio da dimenticare, aperto con l’eliminazione ai quarti di Coppa America, trofeo stregato per il Cile, unica grande del continente a non aver mai alzato la Copa, e proseguito con il disastroso inizio del girone di qualificazione mondiale sotto la guida dell’argentino Claudio Borghi, noto agli sportivi italiani per essere transitato senza lasciare tracce nel primo Milan di Sacchi, pupillo del presidente Berlusconi che provò a “imporlo” al tecnico romagnolo, ma poi capace di reinventarsi tecnico di successo. Non in Nazionale, però, dove i suoi metodi “da caserma” non fecero breccia nel gruppo cileno, che subì addirittura cinque sconfitte nelle prime otto giornate sulla strada verso il Brasile. Sull’orlo del baratro, la Federazione si affidò al cileno Jorge Sampaoli che, pur privo di grandi successi da allenatore, ha saputo rimettere insieme i cocci dello spogliatoio avviando una portentosa rimonta con cinque vittorie e un pareggio che hanno permesso di qualificarsi addirittura con un turno d’anticipo. In Brasile bisognerà provare a uscire vivi dal girone infernale con Spagna e Olanda, oltre all’Australia, ma il limite più evidente di questo Cile consiste nella mancanza di un grande numero nove. Non lo è, e non lo è mai stato, Humberto Suazo, non lo è l’ex meteora al Napoli Eduardo Vargas, e non lo è Alexis Sanchez, stellina tra le stelle nel Barcellona, ma comunque in grado di alzare il tasso tecnico di una squadra che nel gioco in velocità e negli spazi stretti potrà rendere la vita difficile a qualunque avversario. I problemi vengono da una rosa numericamente ristretta in termini di qualità generale in particolare in difesa, dove preoccupa la lentezza della coppia centrale Contreras-Ponce. Il rischio che il Brasile sia fatale per la quarta volta è concreto. A Vidal il compito di smentire il pronostico.
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