
Eden Hazard
Obbligati a stupire, Beglio al Mondiale 2014
È tornato, e promette di restare nell’élite del calcio europeo, se non mondiale, per molto più tempo rispetto alla prima età dell’oro, risalente alla prima metà degli anni ’80. L’evoluzione calcistica subita dal Belgio nelle ultime stagioni ricorda con le debite proporzioni quella vissuta in Germania dal 2004 in avanti. Analoghe le procedure, con investimenti massicci nei settori giovanili “imposti” ai club, e simili i risultati, dal momento che l’attuale generazione dei Diavoli Rossi si candida senza mezzi termini ad essere la più forte di sempre. Un salto di qualità quasi incredibile pensando all’arretratezza vissuta a Bruxelles e dintorni fino a un lustro fa. Gli anni 2000 infatti hanno ridotto il Belgio al ruolo di comparsa nel grande calcio, con la sola, pallida eccezione del 2000, anno in cui la nazione ospitò il campionato Europeo insieme all’Olanda, salvo uscire tristemente già al termine del girone eliminatorio. Una fotografia emblematica di un movimento che per tornare a guadagnare le luci della ribalta dovette dividere i molti oneri e i pochi onori organizzativi insieme ai mai troppo amati cugini. Era quello un Belgio povero dal punto di vista tecnico e delle idee, fermo ai tentativi di arginare l’assenza di talenti con le naturalizzazioni di giocatori come Mpenza, chiamato a reggere le sorti dell’attacco con Sonck. I ragazzi fecero del proprio meglio, riuscendo anche a spingersi fino agli ottavi del Mondiale nippocoreano, due anni più tardi, ultimo atto di presenza del Belgio a grandi livelli prima del lungo oblio.
Entrata e uscita dalla crisi – Mondiali Calcio
Il decennio successivo è corso all’insegna di una profonda crisi dell’intera nazione, simboleggiata dalla clamorosa assenza di un governo per quasi due anni, quelli in cui la maggioranza fiamminga e la minoranza vallona rifiutarono il confronto facendo sfiorare al paese sede del Parlamento Europeo un tracollo che avrebbe avuto del paradossale. E come spesso succede alle nazioni in crisi, il calcio finì nel vortice. Meno prevedibile fu che proprio il mondo del pallone seppe risolvere i propri problemi, o almeno cominciare a farlo, prima della politica. Così dopo aver sacrificato tre commissari tecnici, e aver accumulato brutte figure in serie, la Federazione ha imposto la svolta di cui sopra, investendo sulle Accademie giovanili. L’infornata di talenti è stata quasi clamorosa, ma non meno importante è stata la scelta di affidarli a tecnici perfettamente idonei ai ruoli. Marc Wilmots, vecchia bandiera proprio dell’ultimo Belgio competitivo, alla prima squadra, e Johan Walem, ex regista visto per tanti anni in Italia con Udinese, Parma e Torino, all’Under 21. Perché se la Nazionale che proverà a farsi strada in Brasile può contare su molti degli Under 24 più forti d’Europa, i ricambi sono già garantiti dalla principale rappresentativa giovanile. Un segnale inequivocabile di quanto si sia operato bene e in profondità.

Il c.t. del Belgio Marc Wilmots
Belgio al Mondiale 2014: le stelle della squadra
In carica dal maggio 2012, Wilmots ha subito dominato il girone di qualificazione mondiale: otto vittorie e zero sconfitte, appena quattro gol al passivo e Croazia lasciata a nove punti. Abbastanza per toccare un quinto posto nel ranking Fifa mai visto prima, neppure nel periodo ’80-86, che vide i Diavoli Rossi di Pfaff, Scifo, Van Der Elst e Ceulemans chiudere al secondo posto l’Europeo italiano e al quarto il Mondiale messicano, vinti solo dalla Germania prima e dall’Argentina di Maradona poi. Ma questo Belgio può fare meglio, grazie ad un organico pieno di talento e apparentemente privo di punti deboli: perché in porta si può scegliere tra Courtois, stella dell’Atletico Madrid, di proprietà del Chelsea, e Mignolet del Liverpool, e a centrocampo non manca nulla tra la corsa di Dembelè e Defour, la tecnica sugli esterni di De Bruyne e Mertens, l’eleganza di Witsel, e il genio di Eden Hazard, già candidato a diventare il belga più forte di sempre. A voler essere pignoli in difesa gli acciacchi di Kompany e Van Buyten, e le pause che si concede Alderweireld, possono spaventare, mentre davanti manca il bomber di sicuro affidamento, a meno di un’esplosione del discontinuo Benteke, e a meno che Lukaku non sappia confermare anche in Brasile quanto mostrato nelle qualificazioni, sebbene José Mourinho non lo abbia ancora ritenuto maturo per il Chelsea. Dettagli, che non impediranno al Belgio di superare in carrozza il girone con Russia, Algeria e Corea del Sud. Per poi cominciare a divertirsi.
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