Che i consumatori di cocaina non siano soltanto vip, manager e figli di papà è risaputo, meno facile invece pensare che nel tunnel della polvere bianca finiscano addirittura normali madri di famiglia.

Un marito, dei figli, una casa da gestire, un lavoro possibilmente soddisfacente, e magari avere la possibilità di fare carriera. Le donne di oggi ritengono tutto ciò un diritto, ma a quale prezzo se (spesso) il compagno è assente, i nonni sono lontani e la madre-lavoratrice non può contare su nessun aiuto? Il conto può essere talmente salato da costare la propria vita, come è successo a Francesca, una mamma-moglie-lavoratrice
inglese che, schiacciata da troppe responsabilità, cerca rifugio e aiuto nella droga.

Francesca Keane ogni tanto si prendeva la sua “pausa”, chiusa in bagno arrotolava una banconota e tirava una riga sull’asse del wc, ritrovando immediatamente tutta l’energia necessaria per riprendere il controllo della situazione: a quel punto tornava alle faccende domestiche come se nulla fosse. Uno scenario deprimente comune a molte famiglie della classe media britannica: per la prima volta il numero di donne che abusa di cocaina ha quasi raggiunto il numero degli uomini (750mila). Ragazze under 25 ma anche madri di famiglia come Francesca, 42 anni, sposata, tre figli, che ha raccontato la sua storia al Daily Mail.

La sua non è una famiglia disagiata, sniffava la polvere bianca quando era una ventenne, una volta messa su famiglia si promette che non lo farà mai più, ma quando arriva il secondogenito si sente sopraffatta dalle responsabilità, lo stress derivante dal gestire il lavoro (part-time), i bambini, e la casa, la opprime, fino a non riuscire più ad affrontarlo.

Durante una vacanza con amici riscopre la cocaina, che la fa sentire bene, pensa che una sniffata ogni tanto è quello che ci vuole per affrontare meglio i problemi quotidiani. Inizia come “consumatrice del weekend”, alla fine della settimana si concede un pò di coca, se lo merita. Sniffa il venerdì sera nei bagni del pub dove va a bere con i colleghi e ben presto arriva lo sniffo anche durante la settimana, quando i bambini sono occupati.

Dopo la “pausa” in bagno si sente un leone, ma quando l’effetto finisce diventa uno straccio, terribilmente depressa. Il vizio le costa 300 sterline alla settimana, finché si rende conto che i cambiamenti d’umore non sono più gestibili, soprattutto davanti ai bambini, e temendo che qualcuno glieli possa portare via confessa tutto al marito e contatta una clinica per disintossicarsi.

Il timore di perdere il lavoro e soprattutto i figli sono allo stesso tempo i motivi per cui altre donne nella stessa situazione non osano chiedere aiuto.

La storia di Sophie è simile, 39 anni, mamma, moglie e direttore di marketing, ha perso il marito e la custodia dei suoi bimbi di 5 e 7 anni. “L’ironia è che sono sempre stata contro le droghe”, racconta. Anche per lei i problemi iniziano dopo le gravidanze. Il marito assente, le famiglie lontane e nessun sostegno intorno a lei. “Credevo di poter gestire carriera la famiglia contemporaneamente, ci eravamo promessi che la nostra generazione poteva avere tutto, perché non poteva essere così?”. Inizia per caso, con un amico e si sente addosso l’energia dei 20 anni, di quando non era ancora una madre.

Dopo due mesi riprende a fare sesso con il marito, ma lui si insospettisce per i continui sbalzi d’umore. Un giorno Sophie si fa una pista nel bagno di casa e dimentica di pulirsi il naso, James le dice che la loro relazione è finita. Ora segue una terapia settimanale per il recupero di tossicodipendenti, nella speranza di tornare a vivere una vita normale.