Cavendish-Nibali: i re del Giro 2013
Chiamiamolo pure il Vicerè. Se Vincenzo Nibali ha dominato il Giro a crono come in salita, Mark Cavendish è l’altra faccia della corsa rosa: cinque vittorie in volata sugli otto arrivi di gruppo complessivi e primo posto nella classifica a punti, identificata dalla maglia rossa, leadership “rubata” proprio all’ultima tappa allo stesso Nibali. Così se la classifica generale è quella che resterà nella storia, quella a punti, che decreta la regolarità negli arrivi parziali, fotografa al meglio un’edizione, la numero 96, destinata a rimanere nella storia per le bufere meteorologiche ma soprattutto per il lustro dato da due dei campioni più fulgidi dell’era moderna del ciclismo. Ora si può dire che dopo qualche anno di empasse il Giro sia tornato, sia per qualità del percorso che per lotto di partecipanti, la prima corsa a tappe del mondo, al netto del maggior battage pubblicitario garantito al Tour. A Brescia quindi vince ancora Cavendish, che si conferma lo sprinter numero uno al mondo su ogni tipo di percorso: nulla da fare allora per Elia Viviani, che, pur lanciato egregiamente dal treno della Cannondale, si è dovuto accontentare per la terza volta di chiudere al secondo posto.
La quinta volata regale di Cannonball
Un bel vanto, comunque, se chi ti precede è un campionissimo che, come successo nella ventunesima tappa, ha saputo sfruttare il bel lavoro dei compagni dell’Omega (l’ultimo vagone del treno è stato l’encomiabile Matteo Trentin, dopo un’altrettanto lunga tirata di Gianluca Brambilla), per poi sprigionare la propria potenza nel rettilineo finale. Anzi, Viviani può essere soddisfatto per aver fatto “sudare” Cannoball fino alla fine, arrivando davanti ai duecento metri prima di chinare il capo. Nel tripudio dei cittadini bresciani che hanno accolto per la prima volta nella storia la tappa conclusiva del Giro, la ventunesima tappa non è stata comunque la classica passerella: o meglio, per tre quarti di tappa, come da copione, i corridori “superstiti” se la sono presa comoda, pedalando a velocità turistiche e gustandosi appieno la gioia per essere arrivati al termine di un percorso durissimo. Non per tutti infatti l’ambizione è arrivare sul podio, ed in fondo è anche questa l’anima del ciclismo.
Il sole dopo la bufera
Ma dal terzo dei sette giri del circuito cittadino di Brescia la musica è cambiata, e la gara è partita davvero, senza esclusione di colpi: quasi si trattasse della volontà del gruppo di ringraziare gli appassionati che non hanno mai fatto mancare tifo ed appoggio anche nei giorni di bufera. Per l’ultimo giorno, però, Giove Pluvio ha concesso una tregua: ecco quindi uno splendido sole ad illuminare Brescia, lo stesso che aveva accolto la carovana venti giorni fa alla partenza da Napoli In mezzo è successo di tutto, e purtroppo anche cose spiacevoli, tra cui due casi di doping: controverso quello di Georges, agghiacciante quello di Di Luca, ma nel giorno della passerella e della festa per tutti non c’è stato spazio per polemiche o mele marce.
Da Messina per Vincenzo
Così Cavendish ha subito messo in chiaro la volontà di riprendersi la maglia rossa: il capitano dell’Omega c’ha provato due volte a guadagnare gli otto punti necessari, ma il tentativo giusto è stato quello al terzo passaggio da Brescia. Nibali ha ovviamente lasciato fare, stretto dall’abbraccio di una rappresentanza della sua Messina, salita fino in Lombardia per far sentire il proprio calore al primo ciclista siciliano della storia a sbancare al Giro. Un altro bel messaggio per tutti, nella settimana del ventesimo anniversario delle stragi mafiose. Gli ultimi venticinque chilometri sono stati percorsi a velocità folli, quasi 50 km/h, ma senza scatti, come se tutti fossero consapevoli che il finale era scritto. E così è stato: la RadioShack per Nizzolo e la Cannondale hanno provato a modificarlo ma Cavendish ha vinto quasi in scioltezza. Accompagnando più che degnamente il Re del Giro 2013. Tra un anno, c’è da scommetterci, entrambi saranno protagonisti insieme anche al Tour de France.
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