Vincenzo Nibali portato in trionfo dai compagni dell'Astana: c'è anche il general manager Vinokourov

Vincenzo Nibali portato in trionfo dai compagni dell’Astana: c’è anche il general manager Vinokourov (a sinistra)

Ventuno giorni di corsa, anzi venti causa neve, oltre tremila chilometri a tutta e tredici corridori diversi vincitori di tappa. Cinque quelli alternatisi in maglia rosa, ma alla fine le “lingue ufficiali” del Giro numero 96 sono state due: l’inglese di Mark Cavendish, vincitore di cinque tappe e della classifica a punti, e l’italiano, quello di Vincenzo Nibali ma anche quello di Stefano Pirazzi, che scalatore proprio non è ma che è riuscito a portarsi a casa la maglia azzurra di miglior grimpeur. Sette i successi di tappa italiani: un terzo del totale, e tutti di qualità. Segnali incoraggianti per il movimento. Un’edizione da ricordare anche dal punto di vista dell’organizzazione, messa a dura prova dal maltempo ma che si è portata a casa anche i complimenti dello stesso Cavendish per la professionalità e la prontezza mostrate nel modificare i percorsi. Citazione di merito va però non ad un corridore, ma ad un’intera regione: La Sicilia. Quattro tappe vinte, quindici giorni in maglia rosa (14 Nibali, uno Puccio), Visconti corridore più combattivo e Damiano Caruso sorpresa. Cosa chiedere di più? Perché durante il Giro sarà anche retrocesso il Palermo, ma certe imprese sono molto più importanti: alla faccia di chi dice che laggiù non si può fare sport. Passiamo in rassegna i più ed i meno del Giro 2013 attraverso dieci protagonisti, scusandosi con chi è rimasto fuori: da Enrico Battaglin, che dopo la gioia di Serra San Bruno è finito all’ospedale, fino all’emergente Rafal Majka ed al generosissimo Elia Viviani. Giusto però sorvolare su Danilo Di Luca: lui sì, davvero ingiudicabile.

Vincenzo Nibali: 10

La perfezione non esiste, con Wiggins in forma sarebbe stata un’altra musica e bla bla bla. D’accordo, il voto massimo è forse un’iperbole ma in certe occasioni licet insanire. Ed il Giro di Nibali merita proprio un’eccezione. Lo Squalo ha sbranato tutti, su ogni terreno. Due tappe vinte, a loro modo entrambe epiche: a Polsa ha confermato gli strepitosi progressi fatti a cronometro, sulle Tre Cime è entrato definitivamente nel mito, stravincendo pur non avendone bisogno. Ma Vincenzo aveva un debito nei confronti dei tifosi e degli encomiabili compagni di squadra, così ha deciso di difendersi attaccando. Tra un anno sarà sicuro protagonista anche al Tour. L’Italia è tornata a specchiarsi in un campione dei pedali. Cresciuto a pane e sacrifici.

Giovanni Visconti: 9.5

Due anni fa le liti in corsa, nel 2012 le crisi di panico, ora l’apoteosi. “Rivale” geografico di Nibali, condivide con lo Squalo e con Cavendish la palma del Re del Giro 2013. Due tappe vinte, opposte tra loto: epica quella del Galibier, dove ha stravinto su un terreno non congeniale, d’astuzia e volontà quella di Vicenza. Recuperato anche per la Nazionale: a Firenze può stupire.

Mark Cavendish: 9

Lode alla professionalità. Altro che ritirarsi dopo aver fatto “la gamba” per il Tour: Cannonball è arrivato a Brescia, ovviamente vincendo e conquistando la classifica a punti, dopo averlo già fatto al Tour ed alla Vuelta. Cinque vittorie di tappa, praticamente imbattuto negli sprint che ha effettuato, sarà stato anche agevolato dalla cancellazione della tappa più dura ma ha dato lustro al Giro. Corridore da febbraio ad ottobre: averne…

Rigoberto Uran: 8.5

Il contratto con Sky è in scadenza, ma ha fatto parlare la strada. Con o senza Wiggins ha mostrato che non avrebbe certo demeritato i gradi di capitano. Secondo posto staccatissimo, certo, a crono c’è tanto da fare ma senza il tempo perso a Pescara per attendere Wiggo avrebbe sofferto meno per scavalcare Evans. È riuscito a centrare il podio al Giro, laddove non si erano spinti neppure miti come Herrera o scalatori come Rujano. Al Tour sarà terzo incomodo tra Wiggins e Froome. Poi diverrà uomo-mercato.

Carlos Betancur: 8

Beata gioventù. Ha lottato per la conquista della maglia bianca come se si trattasse di quella rosa, conquistandola per pochi secondi, ma soprattutto è sempre andato all’attacco appena la strada si impennava. In salita ha già pochi rivali, può solo crescere. Avrebbe strameritato una tappa.

Cadel Evans: 8

Lui si era venuto in Italia per preparare il Tour, ma anche in questo caso chapeau alla sua voglia di mettersi in gioco. A 36 anni non è facile sopportare il doppio impegno: non gli si poteva chiedere la vittoria, ma ha lottato come un leone, alla fine si è staccato, ha perso il secondo posto ma ha stabilito il record del più anziano del dopoguerra a salire sul podio. Con l’Italia ha un feeling… familiare e non solo. Voleva riscattare le delusioni precedenti al Giro, nel 2002 con quel crollo a Folgaria e nel 2010 quando finì al tappeto causa febbre. Missione compiuta.

Luca Paolini: 7.5

Le imprese di Nibali non devono cancellare quanto fatto dall’indiscusso protagonista della prima parte del Giro. Perché una corsa a tappe vive su tre settimane, e necessita di tanti protagonisti, non tutti chiamati a recitare fino alla fine. Altro 36enne terribile, ha disputato“la corsa” italiana per eccellenza per la prima volta in carriera: una tappa, a Marina di Ascea, quattro giorni in maglia rosa ed una settimana vissuta praticamente sempre all’attacco. Spentisi i riflettori, ha continuato a lottare per portare a termine la corsa, chiusa in una dignitosissima 59esima posizione. Fulcro di una squadra che si è ben comportata, esempio di professionalità. È tra le eccellenze italiane nelle corse di un giorno.

Damiano Caruso: 7

Capitano per caso dopo la rinuncia di Basso, è vero che secondo la leggenda Contador vinse il Giro 2009 pur essendo stato chiamato all’ultimo, ma Damiano è un terrestre, ed ha fatto il massimo. Diciannovesimo in classifica, protagonista di un paio di belle fughe, superlativo nella crono di Polsa, pur arrivata a fine Giro. Senza la controversa tappa di Ivrea sarebbe stato nella Top 15. Nibali ha già l’erede?

Bradley Wiggins: 5.5

L’influenza sfociata in infezione alle vie respiratorie sarebbe un’attenuante più che sufficiente per renderlo ingiudicabile, visto che anche i flop delle prime tappe erano legati alla malattia in incubazione. Fin quando è stato in forma, nella crono di Ischia, era parso insuperabile, ma non è malizia né sciovinismo sostenere che questo Nibali gli avrebbe dato comunque la “paga”. Le salite del Giro sono per il momento indigeste (ma pure le discese…) anche per il più professionale dei corridori. Sulle strade dello Stivale serve cuore ed improvvisazione. Ripassare nel 2014, quando si partirà dall’Irlanda.

Domenico Pozzovivo: 5.5

Tappe o classifica generale? Il dubbio che angustia molti corridori alla vigilia del giro non è stato risolto dallo scricciolo di Matera, che ha provato a fare doppietta. Ma da salvare c’è solo il decimo posto finale. Ha forse subito la personalità del compagno di squadra Betancur, fatto sta che è tra i pochi italiani ad aver deluso le aspettative. Dopo l’ottimo Giro 2012 non ha più saputo ripetersi ad alti livelli: le tante montagne di quest’edizione sembravano l’ideale, ed invece niente: pochi scatti, sempre nella pancia del gruppo anche sulle salite, ha finito per farsi staccare non solo da Nibali ma anche da corridori meno scalatori di lui.

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