La rabbia del capitano

Tanta gioia, ma composta. Il dopo-partita della semifinale di Euro 2012 è una spia significativa di quanto la Nazionale italiana sia conscia delle proprie possibilità, e di quanto il dominio tecnico-tattico sulla Germania non abbia colto così tanto di sorpresa i protagonisti, ed in fondo pure il loro condottiero. Si spiegano così, dopo il classico abbraccio collettivo di fine partita, le interviste entusiaste ma misurate del gruppo azzurro, consapevole che la maledizione che sembra separare l’Italia dall’Europeo non è mai stata così vicina ad essere abbattuta. Ed in fondo si spiega così anche lo sfogo di Buffon, che al triplice fischio di Lannoy ha scelto di non unirsi agli abbracci preferendo precipitarsi negli spogliatoi per sfogare la rabbia dovuta a quegli ultimi minuti troppo sofferti dopo un dominio così schiacciante: “Quando si sta giocando per qualcosa di unico, per un traguardo così prestigioso, e quando si gioca così bene, non è giusto che si soffra così negli ultimi cinque minuti – attacca il portiere nel dopo partita. Se avessero pareggiato avremmo seriamente rischiato di perdere ai supplementari, e sarebbe stato incredibile. Serve concentrazione totale: siamo un gruppo giovane, per questo i più esperti devono farsi sentire, come in questo caso. Sorridere? Non abbiamo fatto ancora nulla, eventualmente mi rilasserò domenica sera…”.

Ora viene il bello

Parole da capitano ma anche da abile stratega, parole sentite ma forse non troppo visto che, stando a quanto dichiarato da Diamanti, Buffon è stato tra i più entusiasti nel chiuso degli spogliatoi. Concetto, quello della necessità di restare sul pezzo, di non montarsi la testa, condiviso dal gruppo intero, da Marchisio (“La soddisfazione più grande? Al momento sì, abbiamo fatto un primo tempo strepitoso, ma la gioia maggiore arriverà solo se vinceremo il titolo”) fino all’ermetico Pirlo, che si affida ai proverbi (“Non abbiamo fatto ancora nulla: andare a Roma e non vedere il Papa sarebbe un vero peccato”). Nessuno degli altri azzurri comunque calca la mano su quei tre minuti conclusivi, che in fondo tra qualche tempo nessuno ricorderà più.

La notte di Mario

Tanto meno lo fa il protagonista della serata. Se a Varsavia sia davvero sbocciata la carriera di Balotelli lo sapremo solo tra qualche tempo, così come se l’Italia calcistica tutta abbia cominciato ad apprezzare fuori e dentro il campo le qualità di questo giocatore ancora da scoprire, e di un ragazzo così enigmatico. Le dediche ai genitori adottivi hanno commosso tutti tranne lui, restio a mostrare le sue emozioni ma forse ispirato proprio dalla presenza dell’anziana madre. Balo comunque mostra di non sgradire i riflettori della serata: “E’ stata la giornata più bella della mia vita, almeno per ora. Domenica dobbiamo vincere, non importa come giocherò io o se vincerò la classifica marcatori”. Parole di chi sembra essere davvero parte integrante del gruppo. Nonostante i detrattori e nonostante non tutti magari all’interno del gruppo stravedano per lui. Ma il difensore più importante di Super Mario sta in panchina in giacca e cravatta. Ed al momento è stato l’unico a saperlo davvero valorizzare.