Cesare Prandelli

Cesare Prandelli, ct della Nazionale Italiana

Ci sono tre italiani, tre tedeschi, tre portoghesi e altrettanti argentini. Non è l’inizio di una barzelletta, ma la mappa delle provenienze dei 32 commissari tecnici di Brasile 2014. Ben 19 le nazionalità presenti sulle panchine, e quattro i continenti rappresentati, che salgono a cinque considerando che il c.t. australiano Postecoglu, pur greco di nascita, è da tempo stato adottato dal Nuovissimo Continente. La conferma che vuole la scuola italiana al vertice mondiale tra i tecnici è data dalla presenza di Capello e dall’esordio di Zaccheroni, che si unisce a quello di Prandelli. Due i c.t. con già un Mondiale in bacheca, Scolari e Del Bosque.

Foto commissari tecnici – Mondiale Brasile 2014

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Jean-Paul Akono
Il commissario tecnico del Camerun è il primo allenatore africano chiamato a guidare i Leoni Indomabili alla fase finale di un Campionato del Mondo. 52 anni compiuti a gennaio, Akono è anche il tecnico più vincente del calcio camerunese, avendo guidato dalla panchina al successo la Nazionale olimpica nel 2002 a Sydney, primo e unico oro del Camerun nella storia delle Olimpiadi. Al termine di quell’esperienza Akono, ex centrocampista che in carriera vanta una sola presenza in Nazionale nel 1973, fu promosso alla guida della prima squadra, dalla quale però fu esonerato nel 2003 poco dopo aver intrapreso il percorso di qualificazione verso il Mondiale 2006, poi non ottenuta. La seconda chiamata è avvenuta il 13 settembre 2012 al posto di Denis Lavagne, conquistando sul campo il diritto ad andare in Brasile aggiudicandosi prima il girone eliminatorio comprendente e poi il playoff contro la Tunisia.

Kwesi Appiah
Solo omonimo del più famoso Stephen, a lungo capitano della nazionale ghanese e protagonista per diversi anni della Serie A con le maglie di Udinese, Parma, Juventus, Brescia e Cesena, Kwesi Appiah sarà il primo commissario tecnico africano a guidare il Ghana nella fase finale di un Mondiale, dopo i precedenti di Dujkovic nel 2006 e di Rajevac nel 2010. 44 anni il 30 giugno, Appiah di Rajevacè stato il secondo durante il Mondiale sudafricano, prima di ereditarne l’incarico per un breve periodo tra il 2010 e il 2011. Poi un nuovo periodo come vice di Goran Stevanovic, al quale è subentrato in via definitiva nel 2012, meritandosi la conferma sul campo grazie alla qualificazione ottenuta in scioltezza vincendo il girone con e poi il playoff contro. Da calciatore Appiah conta quattro presenze nella Nazionale maggiore.

Paulo Bento
L’ex centrocampista del Benfica, che compirà 45 anni il 20 giugno all’antivigilia dell’ultima partita del girone di qualificazione, sarà il tecnico più giovane tra i 32 di Brasile 2014, dove cercherà un nuovo record, quello di primo tecnico capace di far entrare la Nazionale lusitana tra le prime quattro in due competizioni consecutive. Fermato ad Euro 2012 solo dai calci di rigore nella semifinale contro la Spagna, Bento siede sulla panchina del Portogallo dal 20 settembre 2010, quando fu chiamato in sostituzione di Carlos Queiroz, esonerato dopo le prime due partite di qualificazione al successivo europeo. Bento ha condotto il Portogallo al Mondiale solo dopo il playoff contro la Svezia, deciso da due super-prestazioni di Cristiano Ronaldo, autore di cinque gol in due partite. Spareggio resosi necessario in seguito al secondo posto nel girone eliminatorio alle spalle della Russia. L’unica precedente esperienza da allenatore per Bento è stata allo Sporting Lisbona, tra il 2005 e il 2009, con cui ha vinto solo due Coppe nazionali e altrettante Supercoppe. Nello Sporting Bento aveva chiuso anche la carriera di calciatore, cominciata nel Benfica e proseguita per cinque stagioni all’Oviedo.

Fabio Capello
Una carriera da numero uno della panchina, cui manca solo il titolo Mondiale. E se ottenerlo in Brasile pare ai limiti dell’impossibile, il pluridecorato tecnico friulano di Pieris avrà tutto il tempo per colmare la lacuna in bacheca nel 2018, quando la Russia di cui è commissario tecnico dal 19 luglio 2012 organizzerà la XXI edizione dei Mondiale, con il chiaro intento di arrivare quantomeno tra le prime tre. Il titolo di c.t. più anziano tra i 32 della fase finale (Capello compirà 68 anni il 18 giugno, proprio all’indomani della seconda partita del girone contro la Corea del Sud), non pesa affatto a chi ha saputo affrontare ogni esperienza con l’entusiasmo e la professionalità ideali. Ingredienti fondamentali per una carriera da allenatore rivelatasi ancor più vincente di quella da centrocampista di qualità, che lo vide indossare tra il 1967 e il 1980 le maglie di Roma, Juventus e Milan, conquistando quattro campionati e due Coppe Italia, oltre che quella della Nazionale, con cui fu autore dello storico gol che a garantì gli azzurri la prima vittoria sul campo dell’Inghilterra. Addirittura 16 i titoli conquistati dal Capello allenatore, compresi i due scudetti revocati vinti con la Juventus. Tra essi quattro scudetti con il Milan, di cui tre consecutivi tra il 1992 e il ’94, quest’ultimo nella storica stagione dell’accoppiata con la Champions League, l’unica della carriera di Capello. E ancora: il terzo della storia della Roma (2001) e due a distanza di dieci anni (1997-2007) al Real Madrid. Deludente, ma solo come risultati assoluti la parentesi da c.t. dell’Inghilterra, caratterizzata dall’esaltante media di vittorie (28 su 42 partite), e interrrotta dalle dimissioni dell’8 febbraio 2012 per contrasti con la Federazione, dopo essersi fermato agli ottavi di finale al Mondiale 2010, eliminato dalla Germania.

Ultimo appuntamento con la storia per uno degli allenatori più decorati del calcio mondiale. Il c.t. della Spagna infatti ha già preannunciato la fine del proprio mandato sulla panchina delle Furie Rosse, cominciato il 16 luglio 2008, al termine del prossimo Mondiale, nel quale Del Bosque cercherà il terzo alloro consecutivo dopo il Mondiale 2006 e l’Europeo 2008, tutti conquistati con Del Bosque in panchina, primo commissario tecnico a vincere le due competizioni, e primo a bissare l’impresa dopo averla compiuta come allenatore di club, il Real Madrid, Campione d’Europa nel 2002 (oltre che nel 2000) e del Mondo due anni più tardi. Real Madrid di cui Del Bosque è stato una bandiera come calciatore, centrocampista offensivo, tra il 1973 e il 1984, vincendo cinque titoli nazionali, e poi da allenatore tra il 1999 e il 2003, dopo due brevi parentesi nel 1994 e nel 1996. Deludente l’unica esperienza oltre i confini spagnoli, nel 2004-2005 sulla panchina del Besiktas (quarto posto).

Didier Deschamps
Dalla finale persa di Champions League alla guida del Monaco, alla storica avventura in Serie B con la Juventus, fino al Mondiale su una delle panchine più prestigiose in assoluto. Questa l’avventurosa carriera da allenatore di Didier Deschamps, 46 anni a ottobre, che ha ereditato la guida tecnica dei bleus il 2 luglio 2012 da Laurent Blanc, ex compagno nella storica doppietta Mondiale-Europeo tra il 1998 e il 2000, trofei che Deschamps alzò da capitano dopo le finali contro Brasile e Italia. Il tutto dopo un’esaltante carriera come centrocampista di fatica, con 13 trofei, nove dei quali con la Juventus, club in cui Deschamps ha militato tra il 1994 e il ’99. Tra essi tre scudetti e una Champions League, nel 1996, la seconda della carriera dopo quella, storica, alzata nel 1993 da capitano dell’Olympique Marsiglia, la prima e finora unica vinta da un club francese. Chiusa la carriera da calciatore con Valencia e Chelsea, ecco quella da allenatore, altrettanto vincente, intrapresa nel 2001 al Monaco, condotto alla finale di Champions nel 2004, persa contro il Porto di José Mourinho. Quindi il fugace ritorno alla Juventus nell’anno dell’immediato ritorno in A dopo la retrocessione a tavolino dovuta allo scandalo di Calciopoli, e il titolo nazionale conquistato sulla panchina del Marsiglia nel 2010, interrompendo un digiuno che durava da ben 18 anni.

Vahid Halilhodzic
Bosniaco di nascita, ma francese d’adozione, Halilhodzic guiderà la nazionale algerina, per molti una sorta di selezione “B” della Francia, alla quarta presenza nella fase finale di un campionato del Mondo, dopo 1982, 1986 e 2010. Sulla panchina dell’Algeria dal 2011, il contratto del tecnico bosniaco scadrà al termine della rassegna brasiliana, e chissà che un comunque difficile exploit non possa favorire il rinnovo del contratto, giustificato dall’ottimo percorso di qualificazione che ha visto l’Algeria vincere il girone elimintario e poi aggiudicarsi il playoff contro il Burkina Faso. Per Halilhodzic sarebbe la migliore rivincita dopo l’esonero subito dalla Costa d’Avorio nel febbraio 2010, pochi mesi prima del Mondiale sudafricano, cui gli ivoriani si erano qualificati proprio sotto la guida di Halilhodzic. Bandiera da attaccante del Mostar prima e del Nantes poi, Halilhodzic, 58 anni a ottobre, ha svolto quasi interamente in Francia la sua già lunga carriera di allenatore, che lo ha portato a guidare tra le altre Lilla, Rennes e Paris Saint Germain, con cui vinse la Coppa di Francia nel 2004. Al suo attivo anche la doppietta campionato-Champions africana con i marocchini del Raja Casablanca nel 1997.

Miguel Herrera
Terzo tra gli allenatori succedutisi sulla panchina del Messico nel 2013, Herrera è subentrato alla guida del Messico il 3 dicembre scorso al posto del dimissionario Victor Manuel Vucetich e ha guidato la squadra a una sofferta qualificazione, la sesta consecutiva alla fase finale di un Mondiale, allenando il Messico nelle ultime due partite del girone centroamericano chiuso al quarto posto, e poi allo spareggio vinto nettamente contro la Nuova Zelanda. Da giocatore Herrera è stato una bandiera dell’Atlante, club di Cancun, di cui ha difeso i colori per otto stagioni in tre momenti diversi.

Ottmar Hitzfeld
Ultima esperienza da allenatore per il santone tedesco della panchina, avendo già ufficializzato l’addio alla panchina della Svizzera, sulla quale siede dal luglio 2008, alla fine di Brasile 2014, il secondo Mondiale da commissario tecnico per il 65enne allenatore tedesco di Lorrach, dopo aver già guidato gli elvetici alla qualificazione a Sud Africa 2010: l’avventura si sarebbe poi interrotta dopo la fase a gironi. Il più decorato tra i 32 tecnici della rassegna iridata, con ben 19 trofei, e il più vincente in assoluto nella storia del calcio tedesco, Hitzfeld ha legato a Germania e Svizzera l’intera carriera da giocatore prima e da tecnico poi. Attaccante tra le altre di Basilea e Stoccarda, dopo i primi trionfi da allenatore sulla panchina del Grasshoppers, due titoli nazionali e altrettante Coppe di Svizzera, Hitzfeld ha conosciuto la gloria con il Borussia Dortmund, condotto per la prima e finora unica volta alla finale di Champions League nel 1997, conducendo i gialloneri alla vittoria a Monaco di Baviera sulla Juventus. Un segno del destino, visto che quattro anni dopo arrivò la seconda Champions della carriera, con due squadre diverse, un record che accomuna Hitzfeld a Happel, Mourinho e Heynckes, proprio sulla panchina del Bayern Monaco, a Milano, contro il Valencia dopo i calci di rigore.

Roy Hodgson
Seconda esperienza da commissario tecnico in un Mondiale per il 67enne tecnico di Croydon, a 20 anni esatti dal debutto alla guida della Svizzera. Fu quello il culmine di una prima parte di carriera fulminante, che vide Hodgson capace di conquistare quattro titoli svedesi con Halmstad e Malmoe oltre a risultati di prestigio nelle Coppe internazionali. Un ruolino non mantenuto dopo l’approdo nei grandi club, visti i deludenti risultati conseguiti nelle due riprese sulla panchina dell’Inter e al Liverpool, penultima esperienza prima del West Bromwich Albion e di diventare c.t. inglese dal 1° maggio 2012 dopo l’interregno del tecnico dell’Under 21 Stuart Pearce successivo alle dimissioni di Fabio Capello nel febbraio dello stesso anno. Nella carriera di Hodgson anche un titolo danese con il Copenaghen, nel 2001, una finale di Europa League persa con il Fulham contro l’Atletico Madrid nel 2010, e anche altre due brevi esperienze da commissario tecnico negli Emirati Arabi e in Finlandia. Sotto la sua guida l’Inghilterra si è fermata ai quarti di finale dell’Europeo 2012 perdendo ai rigori contro l’Italia, avversario che Hodgson ritroverà in Brasile nel girone della prima fase.

Stephen Keshi
Seconda qualificazione ottenuta sul campo, ma debutto su una panchina Mondiale per il c.t. della Nigeria, che alla fase finale della competizione iridata si era già qualificato nel 2006 con il Togo, salvo poi essere esonerato pochi mesi prima della rassegna, e sostituito dal tedesco Otto Pfister. Dopo una breve parentesi al Mali, la rivincita è arrivata in patria, con quella Nigeria di cui è stato una colonna da giocatore tra il 1983 e il ’95, vincendo la Coppa d’Africa nel 1995 l’anno dopo aver debuttato al Mondiale, ad Usa ’94, fermandosi solo agli ottavi di finale contro l’Italia futura finalista. Ex buon centrocampista, colonna per sei stagioni di Anderlecht e Strasburgo tra il 1987 e il ’93, da c.t., in carica dal 2 novembre 2011, Keshi ha guidato la Nigeria alla vittoria alla Coppa d’Africa 2013 nella finale contro il Burkina Faso, diventando il primo capace di vincere la competizione da giocatore e da tecnico.

Jürgen Klinsmann
Tedesco di nascita e formazione calcistica, ma americano d’adozione dal 2003, avendo scelto gli States per chiudere la carriera da calciatore e come paese in cui vivere. Sulla panchina degli Usa dal luglio 2011, Klinsmann cercherà riscatto in Brasile dopo la delusione del 2006 quando, alla prima esperienza da tecnico, non andò oltre il terzo posto con la Germania padrona di casa, eliminata in semifinale dall’Italia prima della vittoria sul Portogallo nella finale per la medaglia di bronzo. Quella stessa Italia che l’aveva visto protagonista da calciatore con la maglia dell’Inter tra il 1989 e il ’92, una delle tante tappe di una carriera piena di gol ma povera di successi, e che l’ha visto indossare anche le maglie di Stoccarda, Monaco, Tottenham, Sampdoria e Bayern Monaco, unico club guidato da allenatore nella stagione 2008-2009, da cui però fu esonerato sul finire della stagione. Klinsmann ricopre anche l’incarico di consulente tecnico del Toronto Fc, e sarà affiancato al Mondiale da Berti Vogts, suo ex c.t. nell’Europeo 1996 vinto con la Germania.

Nico Kovac
Con i suoi 33 anni e mezzo, il c.t. della Croazia è il più giovane tra i tecnici di Brasile 2014, nonché l’ultimo ad essere assunto, il 16 ottobre scorso al posto di Igor Stimac, dimessosi dall’incarico dopo la mancata qualificazione diretta al Mondiale con il secondo posto nel gruppo A alle spalle del Belgio. Con in panchina Kovac, che ha cominciato la carriera di allenatore nelll’Under 21 croata nel 2013, la Croazia ha poi battuto l’Islanda nel playoff, ottenendo la terza qualificazione della sua storia alla fase finale di un torneo iridato. Ex centrocampista offensivo e facente parte della miglior nazionale croata di tutti i tempi, quella terza al Mondiale 1998 in Francia, Nico Kovac, fratello di Robert, difensore in forza anche alla Juventus tra il 2005 e il 2007, ha svolto quasi tutta la propria carriera in Germania, militando per sei stagioni all’Hertha Berlino e tre al Bayer Leverkusen.

Sabri Lamouchi
Debutto assoluto in un Mondiale per l’ex centrocampista nativo di Lione, ma di origini tunisine, vecchia conoscenza della Serie A per aver militato con Parma, Inter e Genoa, oltre che con Auxerre e Monaco, con cui vinse due titoli francesi. Lamouchi che ha avviato la carriera da tecnico proprio sulla panchina della Costa d’Avorio a partire dal 28 maggio 2012, ha guidato senza difficoltà gli Elefanti alla terza qualificazione consecutiva in un Mondiale, ma il suo contratto in scadenza non verrà rinnovato. Ex nazionale francese, non ha però preso parte ad alcuna delle spedizioni vincenti dei bleus, ma solo all’Europeo 1996, che vide i galletti uscire ai quarti di finale contro la Francia dopo i calci di rigore.

Joachim Löw
Quella di Löw è la classica storia dell’allenatore che supera il giocatore. Attaccante di medio-basso cabotaggio durante gli anni ’80 con la maglia del Friburgo, che l’ha visto trovare il gol con continuità soprattutto nel campionato di seconda divisione, Löw ha saputo ottenere fama e successi come tecnico, per una carriera cominciata in Svizzera, dove chiuse l’attività da calciatore, ma sbocciata tra il 1996 e il ’98 allo Stoccarda, con una Coppa di Germania in bacheca e una finale di Coppa delle Coppe persa contro il Chesea con gol decisivo di Gianfranco Zola ai tempi supplementari. Poco fortunate le parentesi successive in Turchia con Fenerbahçe e Adanaspor e in Austria con il Tirol Innsbruck, club che fallì nel 2002 poche settimane dopo aver conquistato il titolo nazionale, Löw è approdato sulla panchina della Germania nel 2004 come vice di Jürgen Klinsmann, assumendo poi l’incarico di primo allenatore a partire dal luglio 2006. Il suo palmares recita al momento solo piazzamenti: secondo posto ad Euro 2008, sconfitto in finale dalla Spagna, e terzo al Mondiale 2010, superato sempre dagli iberici in semifinale prima della vittoria sull’Uruguay nella partita per la medaglia di bronzo. Ad Euro 2012 altra sconfitta in semifinale contro l’Italia.

Hong Myung-Bo
Un mito da calciatore, essendo considerato il difensore più forte di tutti i tempi per il calcio coreano, chiamato a bruciare le tappe anche in panchina per correre al capezzale di una Nazionale qualificatasi a fatica alla fase finale di un Mondiale per l’ottava volta consecutiva, ma alle prese con una delicata fase di trapasso generazionale. Questo il compito di Bo, subentrato all’ex compagno Choi Kang Hee il 24 giugno 2013 sulla panchina di una Nazionale appena qualificatasi per il Brasile, ma senza convincere sul piano del gioco. Primatista di presenze in Nazionale, ben 135, Bo è l’unico calciatore asiatico capace di partecipare a quattro edizioni consecutive dei Mondiali, da Italia ’90 a quella del 2002, organizzata dalla stessa Corea insieme al Giappone, apice della carriera di questo difensore, capitano della squadra guidata in panchina da Guus Hiddink fino ad uno storico quarto posto. Al termine della manifestazione fu nominato terzo miglior giocatore del Mondiale. Dopo gli esordi in patria con i Pohang Atoms, la carriera di calciatore di Bo è proseguita in Giappone, con le maglie di Shonan Bellmare e Kashima Antlers, prima di chiudersi negli Stati Uniti con i Los Angeles Galaxy. Ha cominciato la carriera di allenatore proprio con la Nazionale maggiore coreana, come vice di Dick Advocaat a Germania 2006. Quindi la trafila tra Under 23 e Under 20, prima della chiamata di Hiddink come secondo nel campionato russo, all’Anzi. Quindi la chiamata della Nazionale maggiore.

Josè Pekerman
Spetta a questo esperto allenatore argentino di Villa Dominguez, che compirà 65 anni a settembre, il compito di guidare dalla panchina la Nazionale colombiana in un Mondiale 16 anni dopo l’ultima volta. Una possibile rivincita personale per Pekerman, che alle spalle vanta già una rassegna iridata da c.t., con l’Argentina nel 2006, finita tra molte polemiche con la sconfitta ai quarti di finale contro la Germania. In Brasile Pekerman avrà quindi un’altra opportunità per dimostrare di non saperci fare solo nelle Nazionali giovanili, in cui può vantare un palmares senza eguali: tre titoli Mondiali Under 20 e due Sub 20, tutto con l’Argentina. Ex centrocampista, Pekerman è legato alla Colombia dai trascorsi da giocatore, avendo militato per quattro anni nell’Atletico Nacional prima di arrendersi a un grave infortunio subito nel 1977 e cominciare la carriera da tecnico federale in patria.

Jorge Luis Pinto
Giramondo come formazione culturale (ha studiato in Germania) e professionale (fu un ammiratore dichiarato del Milan di Sacchi), il commissario tecnico della Costa Rica, colombiano di San Gil, ha compiuto 51 anni lo scorso 16 dicembre, e si appresta a debuttare nella fase finale di un Mondiale dopo una lunga carriera di tecnico, cominciata già a soli 32 anni nel 1982. Pinto ha saputo conquistarsi il traguardo iridato sul campo guidando la Nazionale costaricana alla terza fase finale della sua storia, dopo quelle del 1990 e del 2006, grazie al miglior risultato di sempre, il terzo posto nel girone conclusivo della Concacaf alle spalle solo di Stati Uniti e Honduras. Per Pinto si tratta della seconda esperienza come c.t. della Nazionale centroamericana, già allenata nella Copa America del 2004. Alle spalle vanta anche un biennio alla guida della Colombia, tra il 2007 e il 2008, conclusa con un esonero.

Ange Postecoglu
Il selezionatore dell’Australia è l’ultimo in ordine cronologico ad essere salito sul treno verso Brasile 2014. La sua nomina data infatti 23 ottobre 2013, in sostituzione del serbo Holger Osieck, che aveva faticosamente condotto i Socceroos alla terza partecipazione consecutiva alla fase finale del torneo iridato, ma mai trovatosi in sintonia con squadra ed ambiente. Postecoglu è invece un australiano d’adozione, essendo nato ad Atene prima di trasferirsi a Melbourne all’età di cinque anni, per non lasciare più il Nuovissimo continente. 49 anni ad agosto, Postecoglu è stato una bandiera del South Melbourne prima da giocatore, tra il 1984 e il ’93, e poi da allenatore, tra il 1996 ed il ’99, vincendo due titoli nazionali prima di avviare la carriera da allenatore federale con l’Australia Under 20. Nel suo passato anche una breve parentesi sulla panchina dell’altro club cittadino, i Melbourne Victory, lasciato per sposare la causa della Nazionale maggiore. Ha indossato per quattro volte la maglia della Nazionale maggiore.

Cesare Prandelli
Con alle spalle una ricca bacheca da giocatore, accumulata come rincalzo nella Juventus anni ‘80 pluridecorata di Giovanni Trapattoni (tre scudetti, due Coppe Italia, una Coppa Campioni, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Europea), il commissario tecnico della Nazionale italiana è ancora alla ricerca della prima soddisfazione da allenatore, in una carriera ormai venticinquennale che l’ha visto ottenere solo un campionato di Serie B con il Verona, prima di ottenere piazzamenti ai margini delle prime posizioni con Parma e Fiorentina, con ben tre quarti posti. Ottimo però il percorso in azzurro, con la medaglia d’argento all’Europeo 2012 e il terzo alla Confederations Cup 2013. Sulla panchina dell’Italia dal luglio 2010, Prandelli ha appena rinnovato fino al 2016 ed è in corsa per diventare il terzo c.t. azzurro con più panchine dopo Enzo Bearzot e Vittorio Pozzo.

Carlos Queiroz
Ha allenato i giovanissimi Figo e Rui Costa, il Real Madrid ed è stato assistente di Alex Ferguson al Manchester United. Ma in carriera ha vinto solo una Supercoppa di Spagna e una di Portogallo, oltre a due Mondiali Under 20 sulla panchina lusitana, trionfi che gli hanno procurato la nomea di tecnico insuperabile con i giovani, ma incapace di ottenere successi sulle panchine “senior” nonostante rose più che valide, come quella del Real Madrid, allenato nel 2003-2004, e dello Sporting Lisbona, con il quale Queiroz perse malamente il campionato nazionale nel 1995. Sulla panchina dell’Iran dal luglio 2011, Queiroz ha guidato la nazionale asiatica alla terza qualificazione alla fase finale di un Mondiale, come tre sono i pass personali dell’allenatore portoghese, dopo quelli con il Sud Africa nel 2002, quando però si dimise prima del via del Mondiale, e con il Portogallo, nel 2010, eliminato agli ottavi di finale dalla Spagna futura campione. In precedenza un’esperienza poco fortunata con gli Emirati Arabi e il quadriennio come secondo al Manchester United tra il 2004 e il 2008.

Luis Reinaldo Rueda
47 anni ad aprile, colombiano di Cali, Rueda non è stato profeta in patria, avendo concluso la sua esperienza da commissario tecnico della Colombia tra il 2004 e il 2005 con un esonero a seguito della mancata qualificazione a Germania 2006. Ma le rivincite sono arrivate copiose: storica qualificazione per Sud Africa 2010 sulla panchina dell’Honduras, che mancava dalla fase finale di un Mondiale da Spagna 1982, e bis nel 2014 con l’Ecuador, che Rueda guida dal settembre 2010 e condotto alla terza presenza nelle ultime quattro edizioni. Il sorteggio dei gironi ha riservato a Rueda proprio la sfida contro l’Honduras, che lo ha fatto cittadino onorario nell’aprile 2010. Sono stati questi i punti più alti di una carriera da tecnico che non ha toccato vette elevate come allenatore di club tra Deportivo Cali e Independiente Medellin, e che lo ha visto dirigere per tre anni la Colombia Under 20.

Alejandro Sabella
Ha per le mani il gruppo più forte del dopo-Maradona. Ma si diceva lo stesso anche per José Pekerman, nel 2006 in Germania, quando l’avventura iridata della Séleccion finì male come sempre succede da oltre vent’anni. La scelta del quasi 60enne Sabella come c.t. dell’Argentina avvenuta nell’estate 2011 sorprese tutta l’opinione pubblica. Dopo il flop della gestione Batista alla Copa America organizzata in casa, si sentiva il bisogno di un nome sicuro, e invece il presidente federale Grondona puntò su un tecnico con poca esperienza, seppur vincente, da primo allenatore. Estudiantes 2009-2010: Torneo Apertura e Libertadores in bacheca, e salto immediato sulla panchina più importante, dopo una lunga fase da vice di Daniel Passarella anche nella stessa Argentina (’94-98) e pure per poche settimane al Parma, nel 2001, oltre che al River Plate. Dei Millonarios Sabella è stato anche bandiera da giocatore, prima di una lunga parentesi in Inghilterra con Sheffield Utd e Leeds e di trascorrere quattro stagioni all’Estudiantes.

Jorge Sampaoli
C.t. del Cile dal 3 dicembre 2012, Sampaoli, 54 anni, argentino di Santa Fè, è succeduto sulla panchina della Roja a Claudio Borghi, esonerato dopo il pessimo inizio del girone di qualificazione a Brasile 2014, con tre sconfitte nelle prime cinque partite, nonché “colpevole” di una gestione troppo autoritaria dello spogliatoio, poco gradita ai senatori della Nazionale. Sampaoli è invece riuscito a raddrizzare la barca in breve tempo, facendo leva su un calcio offensivo sulla falsariga di quello propugnato da Marcelo Bielsa, c.t. cileno al Mondiale 2010. I risultati sono stati immediati, al punto che il Cile è riuscito a ottenere la qualificazione con due turni di anticipo sulla fine del girone sudamericano. Protagonista di una mediocre carriera di calciatore come difensore, Sampaoli è cileno d’adozione, essendosi trasferito dall’Argentina nel 2007 per allenare O’Higgins, Emelec e Universidad de Chile, con cui ha vinto tre campionati nazionali.

 

Fernando Santos
Terza grande rassegna da c.t. della Grecia per il c.t. nativo di Lisbona, che supera quindi in questa speciale classifica Otto Rehhagel, guida dello storico trionfo ad Euro 2004, ma che lascerà la panchina ellenica al termine di Brasile 2014. Obiettivo il superamento della prima fase, mancato a Sud Africa 2010, ma non all’Euro 2012, quando la Grecia eliminò a sorpresa la Russia. Per Santos, che compirà 60 anni a ottobre, e che vanta un illustre passato come centrocampista del Benfica, con cui ha vinto quattro titoli nazionali, quella greca è la prima panchina di una Nazionale, ma non in Grecia, dove Santos ha già allenato in due riprese Aek Atene, e poi Panathinaikos e Paok Salonicco, vincendo solo una Coppa nazionale. Cinque invece i trofei, tra cui uno scudetto, vinti con il Porto tra il 1998 e il 2001.

Luis Felipe Scolari

Luiz Felipe Scolari

Luiz Felipe Scolari
Un appuntamento con la storia. È quello che il c.t. del Brasile non può mancare nel Mondiale casalingo, che potrebbe fare di Scolari il secondo tecnico nella storia del calcio dopo Vittorio Pozzo capace di vincere due edizioni del torneo iridato. Già commissario tecnico in Corea del Sud e Giappone nel 2002, Scolari è tornato sulla panchina verdeoro il 29 novembre 2012, chiamato dalla Federazione per subentrare a Mano Menezes per plasmare il gruppo destinato a rispettare il ruolo di favorito per il sesto mondiale della storia. 56 anni, con alle spalle una lunga ma mediocre carriera da allenatore di club prima e dopo il 2002, con un solo trofeo, la Libertadores 1999 col Palmeiras, Scolari, esonerato dal Chelsea nel febbraio 2009, dovrà cancellare il brutto precedente che l’ha visto sconfitto in finale come c.t. di un’altra Nazionale padrona di casa, il Portogallo ad Euro 2004, battuto a sorpresa dalla Francia.

Luis Fernando Suarez
Per un curioso scherzo del destino, il sorteggio dei gironi eliminatori porrà il colombiano Luis Rueda, c.t. dell’Ecuador, contro il suo ex Honduras, contro il connazionale Suarez, attuale tecnico honduregno, contro quell’Ecuador allenato tra il 2004 e il 2007, guidando la Nazionale alla seconda qualificazione alla fase finale di un Mondiale, Germania 2006 (dopo Corea-Giappone 2002) , chiusa agli ottavi di finale contro l’Inghilterra. 55 anni compiuti a dicembre, Suarez vanta una lunga carriera come tecnico dopo un’altrettanto soddisfacente parabola da calciatore come bandiera per tutti gli anni ’80 dell’Atletico Nacional di Medellin, con cui ha vinto una Coppa Libertadores nel 1989, ottenendo il diritto a disputare la finale di Intercontinentale giocata e persa contro il Milan a Tokyo il 17 dicembre. Meno soddisfacente il percorso da allenatore di club, che l’ha visto sedersi su diverse panchine di club minori colombiani e in tre riprese su quella dello stesso Atletico, con appena un titolo nazionale all’attivo, prima di dedicarsi alla carriera da commissario tecnico.

Safet Susic
Gli appassionati italiani lo ricordano soprattutto per la storica firma su due contratti. Estate 1982, sul talentuoso centrocampista offensivo del Sarajevo, pilastro della Nazionale jugoslava, si concentrano le attenzioni di Inter e Torino: Safet non sa scegliere, e firma due volte. Anzi tre, perché alla fine si leva da impacci e squalifiche grazie al fatto che nessuno dei due club italiani depositerà il contratto, lasciando libero il giocatore di andare al Paris Saint Germain, di cui sarà una bandiera fino al 1991, vincendo però solo un campionato e una Coppa nazionale. Meno brillante la carriera da tecnico, svoltasi quasi tutta in Turchia. Nel 2010 la chiamata della sua Bosnia, e l’inizio dell’escalation: il playoff perso contro il Portogallo per l’accesso a Euro 2012, poi la prima storica qualificazione mondiale dominando il girone che comprendeva anche.

Oscar Washington Tabarez
Con i suoi 67 anni compiuti a marzo, il c.t. nativo di Montevideo sarà il secondo allenatore meno giovane tra i 32 del Mondiale 2014. D’altronde non si viene soprannominati Il Maestro senza un bagaglio d’esperienza come quello di Tabarez, in carica dal 2006 dopo aver già allenato l’Uruguay tra il 1988 e il ’90. Proprio sotto la sua guida tecnica la Celeste ha ottenuto i migliori risultati della storia recente: i quarti di finale a Italia ’90, eliminata dagli azzurri, la sorprendente vittoria nella Copa America 2011 in Argentina e il quarto posto, altrettanto inatteso, a Sud Africa 2010, che vide l’Uruguay tornare sul podio a 60 anni di distanza dalla storica vittoria nell’edizione del 1950 in Brasile. Posizione bissata alla Confederations Cup 2013. Ex centrocampista di scarso talento, la carriera di tecnico di Tabarez cominciò nel 1980 e si è svolta in gran parte in club uruguaiani. Poco fortunate le esperienze all’estero, eccetto quella al Boca Juniors nel 1992, chiusa con la vittoria nel Torneo Apertura. Luci e ombre nella parentesi italiana tra Cagliari, guidato al nono posto nel 1995, e Milan, dove fu esonerato dopo undici giornate due stagioni più tardi.

Louis Van Gaal
Prima volta da commissario tecnico in un Mondiale per l’esperto allenatore olandese, 63 anni ad agosto, e con alle spalle una lunga e fortunata carriera da allenatore di club con ben 19 trofei conquistati, tra i quali una Champions League, una Coppa Uefa e un’Intercontinentale con l’Ajax, un titolo tedesco con il Bayern Monaco e una Supercoppa Europea con il Barcellona, club con cui ha vinto anche due edizioni della Liga nel 1998 e nel ’99. Meno fortunata la prima esperienza alla guida dell’Olanda, sulla cui panchina Van Gaal si sedette nel luglio 2000 raccogliendo l’eredità del suo ex giocatore all’Ajax Frank Rijkaard dopo l’eliminazione degli Orange in semifinale dopo i rigori ad opera dell’Italia all’Europeo organizzato dall’Olanda insieme al Belgio. Van Gaal fallì però clamorosamente la qualificazione al Mondiale 2002, superato da Portogallo e Irlanda, e lasciando l’incarico per trasferirsi al Barcellona. Rimane questa l’unica mancata partecipazione degli arancioni alla fase finale del torneo iridato dal 1994 in avanti. Van Gaal è stato l’allenatore dell’Ajax più forte degli ultimi trent’anni, propugnatore di un calcio offensivo e fortemente connotato sul piano tattico.

Marc Wilmots
Ex calciatore di ottimo livello, centrocampista di qualità e quantità bandiera per cinque stagioni dello Standard Liegi e dello Schalke 04 per ben sei campionati, pur con pochi successi in bacheca, Wilmots, fresco di rinnovo fino al 2017, promette di ottenere riconoscimenti ancora maggiori da allenatore, per una carriera che lo ha visto finora operare solo come tecnico federale, con le brevi e poco fortunate parentesi nello Schalke 04, da cui si dimise nel 2003 per dedicarsi ad una breve e infelice carriera politica in patria, e nel piccolo club del Sint-Truiden nel 2005. Sulla panchina dei Diavoli Rossi Wilmots è seduto dal 2009, prima come secondo nella gestione Advocaat, e poi come responsabile unico, dal 2012, anno in cui è partita l’esaltante corsa verso il Mondiale brasiliano, conclusa dominando il girone di qualificazione che comprendeva anche, tra le altre, Croazia e, chiuso al primo posto senza sconfitte. Il Belgio non partecipava alla fase finale di un Mondiale dal 2002.

Alberto Zaccheroni

Alberto Zaccheroni

Alberto Zaccheroni
Terza e ultima grande manifestazione da commissario tecnico nipponico per l’allenatore romagnolo, che lascerà la panchina del Giappone al termine di Brasile 2014. La speranza di Zaccheroni è quella di ottenere un risultato quantomeno intermedio rispetto al trionfo del 2011 quando, in carica solo da agosto 2010, seppe riportare la Coppa d’Asia nel Sol Levante dopo sette anni di digiuno, e la deludente Confederations Cup del 2013, chiusa a zero punti nel girone eliminatorio con Brasile, Italia e Messico. Il Giappone è stata la prima Nazionale a qualificarsi per il Mondiale il 4 giugno 2013. 61 anni compiuti il 1° agosto, Zaccheroni vanta un illustre passato sulla panchine dei più importanti club italiani, Milan, con cui si aggiudicò lo scudetto nel 1999 al debutto Inter, Lazio e Juventus, dopo aver debuttato in Serie A con l’Udinese.